Stagionali introvabili, "duello" tra gestori: «Macchè paghe basse, i giovani non hanno voglia di lavorare»

Giovedì 14 Aprile 2022 di Marco Agrusti
Carlo Nappo
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PORDENONE -  Ristoranti e bar non trovano lavoratori stagionali perché li pagano troppo poco oppure il problema è la poca voglia di mettersi in gioco e di sacrificarsi da parte delle nuove leve? Il dibattito accende una discussione a tratti anche dura tra i protagonisti della scena pordenonese, dopo le parole dello stellato Pierangelo Dal Mas (La Primula) che di fatto ha attribuito almeno una parte della causa del fenomeno alle paghe troppo basse.

Una miccia che ha incendiato la polemica e fatto emergere posizioni anche diametralmente opposte.


L'ATTACCO
Lo chef pordenonese Carlo Nappo (Catina e Podere dell'Angelo) come al solito non gira attorno all'argomento. E attacca. «Se non troviamo gli stagionali non è affatto una questione di soldi - taglia corto -. Faccio un esempio: quando una persona sceglie di fare il medico, accetta di passare gli anni della specializzazione a 1.400 euro al mese. Solo dopo, quando diventa effettivo, il suo stipendio sale. Ci vuole ovunque la gavetta. Se un ragazzino ci chiede 1.800 euro è lui che sbaglia, non noi. Vuol dire che non ha capito dov'è arrivato e cosa vuole. Questo lavoro non è come la fabbrica. Qui conta la passione, la vocazione. Io sono arrivato dove sono oggi proprio grazie a queste armi: passione e vocazione, oltre al sacrificio quotidiano. È una scelta di vita, non una normale professione». Poi Nappo conclude arrivando al punto della questione: «Aumentare la paga di 50 euro a un dipendente - spiega - a noi viene a costare circa 200 euro. È lo Stato che non ci aiuta a pagare di più chi lavora. E se i giovani rifiutano è una questione di voglia di mettersi in gioco».


LA MEDIAZIONE
Più in equilibrio il commento di Fabio Cadamuro, leader pordenonese della Fipe e titolare di un bar in centro città. «Probabilmente - è la sua posizione - si è persa un po' la spinta nei confronti del nostro mestiere. Registriamo tutti meno passione. Mancano la fame e la voglia di mettersi in gioco. Poi con la liberalizzazione totale delle licenze è aumentata anche la concorrenza tra i locali. E il bacino di forza lavoro non è enorme. Soprattutto nelle località turistiche, però, c'è sicuramente chi paga poco. L'invito nostro è quello di segnalare e denunciare comportamenti scorretti».


IL MEA CULPA
Sabrina Gardonio della Pecora Nera di Pordenone, invece, cambia ancora una volta il punto di vista. «Chi va a lavorare per tre mesi al mare deve anche trovarsi un alloggio. Avete idea di quanto costi? Ci sono colleghi che per anni ci hanno marciato, con paghe troppo basse. Ora si finisce per pagare gli errori del passato. C'è chi ha preso in giro le persone. Il problema è che adesso il quadro è cambiato ancora: anche volendo sarebbe difficile aumentare le paghe se i margini ormai sono quasi inesistenti».

 

Ultimo aggiornamento: 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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