Boss dello spaccio smerciava dai domiciliari: pagamenti anche con bonifici bancari

Venerdì 10 Settembre 2021
Spaccio a Sacile (foto di repertorio)

SACILE -  (c.a.) Andrea Chiaradia è finito in carcere perchè ha dimostrato di essere in grado di spacciare anche quando si trovava agli arresti domiciliari: gettava le dosi dalla finestra. Per Ivan Fachin e Maurizio Moras il gip aveva applicato gli arresti domiciliari perchè, come aveva sottolineato lo stesso sostituto procuratore Federico Baldo nella sua richiesta di misure cautelari, un obbligo di dimora non avrebbe loro impedito di far arrivare i fornitori a Sacile o a Gaiarine con lo stupefacente da smerciare agli ormai abituali clienti, oltre quaranta consumatori prevalentemente della provincia di Pordenone, di età compresa tra i 30 e 56 anni, che saranno segnalati alle Prefetture di competenza per i provvedimenti di sospensione di patenti di guida, documenti ed eventuale porto d'armi.
In quattro mesi di indagini è emerso che il leader del gruppo era Chiaradia: decideva tutto lui, coadiuvato da Maurizio Moras, suo braccio destro regolarmente stipendiato per la consegna delle dosi agli acquirenti, dai quali accettava anche bonifici bancari per il pagamento, e da Ivan Fachin, che andava a Mestre per acquistare le droghe.

Serena Valerio la utilizzava come corriere, ritenendo che potesse passare inosservata ai controlli dei carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Sacile. Ma alle pattuglie del Norm non sono sfuggiti certi incontri nei parcheggi di supermercati, bar o distributori di benzina, stazione ferroviaria o nelle aree della chiesa di San Odorico e del vicino cimitero. 


Il gruppo aveva un suo codice: la marijuana, venduta a 8/10 grammi al grammo, era la verdura che infilavano tra siepi e arbusti lungo la via pubblica, nascondigli che l'acquirente individuava perché a terra veniva lasciato un pacchetto di sigarette. La cocaina - tutta di buona qualità - era la bianca, nera o birra. Veniva ceduta a circa 80 euro il grammo, confezionata dagli indagati con il nastrino rosso e l'involucro di plastica rosa.
Dall'indagine emerge che il traffico di stupefacenti avrebbe fruttato circa 2mila euro a settimana ed era organizzato nei minimi dettagli, non solo per quanto riguarda la suddivisione dei ruoli, ma anche per ciò che concerne la ricerca di corrieri affidabili, la cura di cambiare frequentemente auto, telefoni e luoghi dello spaccio. Quella data dai carabinieri di Sacile con l'ultima operazione antidroga sotto la guida del tenente colonnello Michele Grigoletto, è stata - come si legge nella nota in cui l'Arma dà notizia dell'indagine - «un'ulteriore concreta risposta al preoccupante fenomeno del traffico e spaccio degli stupefacenti».
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Ultimo aggiornamento: 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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