Un'estate in rosso: spesi 150 mila euro per i soccorsi in quota

Domenica 19 Agosto 2018 di Marco Agrusti
Un'estate in rosso: spesi 150 mila euro per i soccorsi in quota
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PORDENONE - Il telefono del Nue, che smista le chiamate dalla centrale unica dei soccorsi, è ogni giorno bollente. Il boom del turismo che sta portando sempre più persone a visitare la montagna e la Pedemontana pordenonesi ha anche un lato B: è un successo, ma anche un rischio, perché se l'aumento del turismo può far piacere alle casse di chi lavora nel settore, è anche vero che rischia di portare sui sentieri della provincia e nei lughi più impervi e spettacolari del territorio anche molti alpinisti inesperti, che spesso finiscono per rimanere  vittime di cadute o di restare intrappolati rischiando la pelle. Ecco perché si può parlare tranquillamente dell'estate dei record - negativi -, riferendosi agli ultimi tre mesi. I volontari del soccorso alpino, uomini temerari che riescono ad avventurarsi anche nei cunicoli più stretti per salvare vite umane, sono stati investiti da un'ondata di super-lavoro. Ma la domanda è a monte. Dal momento che la persona soccorsa usufruisce di una sorta di mutua e torna a terra sano e salvo senza scucire un euro dal portafoglio, chi paga il costo dei voli dell'elicottero che parte da Udine per raggiungere forre e sentieri montani? 

IL BILANCIO
A conti fatti, e senza il rischio di scadere nella retorica o nel populismo, il prezzo dell'inesperienza in montagna lo paga la collettività. Lo spiega bene Vladimiro Todesco, presidente regionale del Soccorso alpino. «Il volo dell'elicottero, che deve decollare da Udine, costa circa 5 mila euro l'ora, e i soccorsi mediamente durano lo stesso tempo». Ma ci sono altri casi, in cui il recupero di una persona in difficoltà può durare anche due o tre ore. Quando il ferito si trova all'interno di una forra, ad esempio, il soccorso è più complicato. Il verricello dell'elisoccorso, infatti, può estendersi per una lunghezza pari a circa 90 metri, ma lungo il corso dell'Arzino, meta prediletta dagli amanti dello sport estremo, ci sono canyon da più di cento metri, e in quel caso bisogna trasportare il ferito in un altro luogo, più facilmente raggiungibile dall'elicottero. Ecco allora che il conto lievita. Gli interventi, dall'inizio dell'estate e limitatamente al territorio che corrisponde alla Destra Tagliamento, sono stati circa trenta. Uno ogni tre giorni. E il conto è facile da totalizzare. La Regione, quindi ogni singolo contribuente, ha speso circa 150 mila euro, e l'estate non è ancora finite, così come non sono finite le camminate e le avventure lungo i torrenti e le fosse dell'Arzino. 

LE CAUSE
«Molto spesso - spiega il numero uno del Soccorso alpino - si tratta di gente inesperta che non possiede il giusto equipaggiamento o che pretende di compiere percorsi non adatti alle proprie possibilità. Ma ci capita anche di soccorrere alpinisti esperti». In alcuni casi fa il suo anche il maltempo, che in quota può sorprendere anche il più esperto degli arrampicatori. Ma l'inesperienza è certamente la prima causa alla base degli incidenti che spesso possono costare ai malcapitati quantomeno una ferita, ma in alcuni casi anche conseguenze più gravi. C'è chi quotidianamente rischia del proprio per salvare le vite altrui: sono volontari che fanno parte di un corpo sostenuto dalle casse del settore pubblico. E i 150 mila euro spesi sino ad oggi in un'estate bollente rappresentano un campanello d'allarme che ormai è impossibile, quando non sbagliato, continuare a ignorare.
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