Siccità, la burocrazia blocca i cantieri degli invasi: servono due anni per farli

Martedì 1 Novembre 2022 di Loris Del Frate
Oltre due anni per riuscire a costruire un invaso contro la siccità

FRIULI - Almeno cinque passaggi in Commissioni diverse che non decidono quasi mai al primo incontro. Poi ci sono tutte le autorizzazioni da mettere insieme che vengono rilasciate da più enti e che spesso hanno date di scadenza più brevi rispetto al percorso della pratica. Infine il cantiere con i lavori da realizzare che - sono dati verificati - nel 79 per cento dei casi dura dai sei mesi all’anno in più del tempo previsto. Infine si devono aggiungere i costi maggiorati che hanno bisogno di nuovi finanziamenti e trattandosi di un lavoro che ha risvolti ambientali c’è pure da sperare che non nasca un comitato che porti tutte le carte al Tar.
 

GLI INVASI
La siccità della scorsa estate è costata in regione circa 300 milioni di euro con intere colture distrutte dal sole o raccolti meno che dimezzati. Eppure sembra che non sia servito a nulla. O quasi. Già, perchè c’è subito da dire che la Regione, per correre ai ripari, ha stanziato oltre una decina di milioni di euro per realizzare piccoli invasi sul territorio necessari in caso di emergenza. In pratica si tratta di “catini” dove conservare l’acqua da utilizzare se - come è successo quest’anno - non ci sarà pioggia a sufficienza. Sono almeno otto, tre in provincia di Udine tra cui Corno di Rosazzo e Manzano, tre in provincia di Pordenone (Carbona, San Martino e la traversa Maraldi) e altri tre in provincia di Gorizia.
 

IL PERCORSO
Tutto bene, dunque? Neppure per sogno. Già, perchè delle otto opere in programma sono due (forse) saranno operative per la prossima estate, Carbona e San Martino in provincia di Pordenone. Da notare che in questo caso (ecco perchè saranno pronte) si tratta di cave già esistenti, non serve scavare e di fatto le autorizzazioni sono limitate. Di più. Il contributo è minimo, di fatto se si riuscirà a riempirle potranno servire solo per irrigare le viti visto che non sono sufficientemente ampie per mais e soia.
I CANTIERI
Per il resto dei lavori, se va bene, se ne riparlerà per l’estate del 2024 e più probabilmente per quella successiva. Come dire, dunque, che serviranno due, forse tre anni per fare opere che invece servirebbero tra pochi mesi. La burocrazia, insomma, si mette di traverso e andare avanti diventa impossibile. Un esempio su tutti. La traversa sul ponte Maraldi di fatto è uno sghiaiamento necessario per ripristinare i vecchi volumi visto che lo spazio è stato occupato dai sassi portati giù da fiume. Nel frattempo sono cresciuti alberi, gli uccellini hanno fatto i nidi e quindi prima di partire con lo sghiaiamento serve, oltre agli altri passaggi, anche uno (saranno sicuramente di più) in commissione biodiversità. Per carità, tutto giusto, ma forse anziché rischiare di perdere otto mesi (è il tempo previsto) forse è meglio pensare ai danni di un’altra ondata di siccità.
 

LE PREVISIONI
Anche perchè oramai è quasi certo: l’assenza di pioggia non consentirà di riempire le falde come dovrebbero essere, così come l’incertezza sulla possibilità che caschi copiosa la neve fa supporre che la prossima estate, bene che vada, parte già con un handicap legato alla carenza d’acqua.

Le piogge cadute sino ad ora sono praticamente inesistenti e anche se marzo ed aprile fossero mesi da pioggia record, non sarebbero sufficienti per garantire gli approvvigionamenti necessari per una estate tranquilla. In soldoni significa che già ora si è accesa la spia di allarme. Intanto i nuovi bacini in attesa di essere operativi per fronteggiare l’emergenza, sono sepolti da pratiche per le quali servono mesi sono per apporre un timbro. 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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