Siccità record, Fedriga firma lo stato di sofferenza idrica: ecco cosa comprende e tutte le regole

Giovedì 23 Giugno 2022 di Redazione
Massimiliano Fedriga

Taglio dei rilasci di acqua obbligatori verso valle per venire incontro alle esigenze irrigue dell'agricoltura a cui si aggiunge una limitazione della risorsa idrica per uso domestico, il tutto accompagnato da una forte campagna di sensibilizzazione e informazione rivolta ai cittadini per eliminare ogni forma di spreco.

Sono questi solo alcuni dei passaggi fondamentali contenuti nella dichiarazione dello stato di sofferenza idrica sul territorio regionale firmato  dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e diventato immediatamente esecutivo.

I DETTAGLI

Nello specifico, il decreto stabilisce una deroga alla norma in vigore che prevede un deflusso minimo vitale di acqua all'interno dei fiumi, stabilendo che questa quantità possa giungere, in alcuni casi, anche ad un valore pari a zero. Ciò può avvenire a valle della presa di Zompitta, consentendo così di continuare ad alimentare il sistema delle rogge di Udine, Palma e Cividina, fatto salvo il mantenimento delle pozze eventualmente presenti a valle della traversa, recuperando il pesce presente al loro interno. Stessa cosa è consentita anche sull'asta del fiume Isonzo, dove è ammessa la deroga al deflusso minimo vitale nei momenti in cui dalla diga di Salcano vengono rilasciate portate inferiori a 40 metri cubi al secondo, cercando comunque di mantenere una minima presenza d'acqua nel fiume fino a Sagrado. Se ciò non fosse possibile, verranno messe in atto tutte le misure per la salvaguardia del pesce presente all'interno del corso d'acqua. Inoltre viene consentita la deroga per arrivare a rilasci anche pari a zero a valle dell'invaso di Ravedis e dello sbarramento di Ponte Maraldi, allo scopo di garantire una maggior quantità d'acqua negli invasi a disposizione del Consorzio di bonifica Cellina Meduna con i quali consentire l'irrigazione delle vegetazioni agricole.

IN CASA

Sul fronte domestico, il provvedimento a firma del governatore obbliga poi un'amministrazione corretta del flusso proveniente dai pozzi artesiani; pertanto viene consentito un prelievo d'acqua ai soli fini civili e limitato a 200 litri al giorno per abitante. In questo modo viene ribadita la necessità ormai imprescindibile di porre fine all'abitudine di utilizzare queste fonti a getto continuo. Per tutto il periodo della siccità, l'Amministrazione regionale effettuerà una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini sull'uso accorto e razionale della risorsa idrica ma anche per eliminare ogni fonte di spreco, con particolare riguardo a quello derivante da auto approvvigionamento da pozzo. Inoltre nell'ambito dell'attività di vigilanza, il Corpo forestale regionale dedicherà particolare attenzione allo stato dei corsi d'acqua, segnalando eventuali situazioni anomale; dal canto suo, l'Ente Tutela Patrimonio Ittico, in caso di necessità, interverrà per il recupero della fauna ittica, avvalendosi anche della collaborazione della Protezione civile regionale. L'ordinanza infine invita i sindaci ad assumere tutte le opportune ulteriori iniziative, anche mediante emissione di apposite ordinanze, per garantire il risparmio idrico sul territorio di propria competenza, allo scopo di verificare a campione l'osservanza delle regole locali definite dai gestori del sistema idrico integrato nonché - per la Bassa pianura - il corretto utilizzo dei pozzi artesiani.  

Le altre regioni

Le Regioni in ordine sparso e la Protezione Civile che attende i parametri specifici e le richieste ufficiali. Intanto, in assenza di piogge (anche se qualche precipitazione è attesa nel fine settimana) la situazione peggiora di ora in ora e comincia a mettere considerevolmente a rischio anche gli approvvigionamenti di acqua potabile nelle case. Le autobotti sono state allertate. Il presidente piemontese Alberto Cirio invita il governo a partire con lo stato d'emergenza dalla sua regione dove gli effetti della siccità si fanno sentire maggiormente, in attesa di un quadro più complessivo. Il collega lombardo Attilio Fontana dice però che quella dello stato d'emergenza è «una richiesta che eventualmente faremo quando ci saranno delle specifiche necessità. Valuteremo».

Fatto sta che, a quanto si apprende, la protezione civile non ha ricevuto nessuna richiesta circostanziata, con una stima precisa dei danni, tranne che dal Veneto che l'ha ripresentata, benché non dettagliata, dopo quella già respinta in aprile.

A grandi linee, comunque, gli interventi di emergenza che si immaginano necessari potrebbero essere di due tipi. Il primo riguarda l'agricoltura, col ministero delle politiche agricole al lavoro sui criteri, insieme alla protezione civile. Da questo punto di vista potrebbero essere previsti risarcimenti alle imprese che hanno subito danni per il mancato raccolto, «qualora - dice il ministero - il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile», mentre si sta facendo il possibile per garantire l'irrigazione nell'immediato, ben sapendo che la soluzione dei problemi richiederebbe interventi strutturali. Il secondo, che però è quasi impossibile da prevedere, riguarda l'emergenza idropotabile, ovvero garantire l'approvvigionamento a quelle zone che potrebbero rimanere senza acqua nelle case.

La situazione, in questo caso, è molto frastagliata: razionamenti e diminuzione di pressione sono già cominciati in alcune aree del Piemonte e del Lazio. In alcuni casi si lega all'emergenza del Po: buona parte delle province di Ravenna e Ferrara è servita dai potabilizzatori che, più o meno direttamente, pescano dal grande fiume. Se nella parte finale del Po dovesse ulteriormente calare la portata potrebbero cominciare i problemi. Uno scenario che potrebbe essere scongiurato solo con ulteriori riduzioni dei prelievi idrici per l'irrigazione agricola. Insomma, mai come in questo caldissimo giugno, l'acqua è un bene limitato e quindi più che prezioso. Spesso chi ce l'ha preferisce risparmiarla: nei giorni scorsi la Valle d'Aosta ha fatto sapere che non riuscirà a soccorrere il Piemonte, mentre il presidente della Basilicata Vito Bardi ha annunciato di essere pronto a firmare un provvedimento per dare l'acqua alle imprese lucane prima che a quelle di altre regioni, come ad esempio la vicina Puglia.

L'autorità del lago di Garda è da settimane in un rapporto dialetticamente complicato con quella del Po. In tutto questo c'è anche l'incubo degli incendi boschivi, che al momento non rappresentano un'emergenza, ma che se dovessero scoppiare complicherebbero ulteriormente la situazione: l'Emilia-Romagna, ad esempio, ha proclamato, da sabato, la fase di massima attenzione, sperando che si tratti solo di una precauzione. 

Ultimo aggiornamento: 19:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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