Siccità, l'allarme è al livello massimo: c'è acqua solo fino a metà agosto. Poi addio alle piante

Giovedì 14 Luglio 2022 di Antonella Lanfrit
Siccità
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La siccità, per ora, preme sull’agricoltura del Friuli Venezia Giulia.

La situazione per le colture è seria, seppure con differenze sul territorio regionale: stress in tutta la Bassa regionale per falda al di sotto del livello raggiunto nella storica siccità del 2003; nel Pordenonese meglio il comprensorio del Cellina rispetto a quello del Meduna, in affanno; in provincia di Udine il Tagliamento regge grazie a rilasci integrativi, ma non si esclude di dover attingere alla riserva del lago di Sauris. L’Isonzo risente dei rilasci «anomali» della diga di Salcano in Slovenia. A situazione invariata, l’intero impianto irriguo regionale riesce a reggere fino a metà agosto, non oltre. Prima di allora, in alcuni casi sarà già necessario sospendere l’irrigazione di alcune colture, quelle di seconda semina, soprattutto la soia. Le ultime colture a essere penalizzate, se necessario, saranno quelle pluriennali, come la vite e gli alberi da frutto.

Ecco la condizione di «severità alta» così come l’hanno descritta ieri in Consiglio regionale l’assessore alle Politiche agroalimentari Stefano Zannier e l’assessore all’Ambiente Fabio Soccimarro. Occorre tornare al 1993 e al 2003, per trovare una stagione analoga. «Tutte le misure preventive sono state prese – hanno affermato -, ma prevale uno stato critico ragionevolmente non contrastabile con gli strumenti ordinari già previsti dalle norme nazionali e locali e dai vigenti atti di pianificazione; la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema, gravi e prolungati». «La quota delle falde freatiche sotterranee in giugno ha superato il minimo storico assoluto, raggiunto nel novembre 2003, e sta continuando a scendere - ha spiegato Scoccimarro -; con tutta probabilità non ci sarà un’inversione di tendenza prima dell’autunno-inverno», una condizione che mette in stress tutta la Bassa. Il fiume Torre non riesce più a garantire la completa alimentazione delle rogge Cividina e Udine. 

Riserva d'acqua fino a metà agosto

Situazione a macchia di leopardo nel Pordenonese: in virtù dei temporali che ci sono stati negli scorsi giorni, «per i comprensori irrigati con le acque del torrente Cellina, alle condizioni attuali si prevede di poter superare la metà di agosto senza eccessivi problemi», ha dettagliato Zannier nella sua relazione. Ad alimentare il sistema, in questo comprensorio sono gli invasi di Barcis e di Ravedis. Tutt’altra fotografia dal comprensorio del Meduna: da tre settimane si sono già dimezzati gli orari di bagnatura (da due a un’ora a ettaro) e, se continua così, irrigando al 50% delle effettive necessità «la durata teorica della riserva d’acqua non supera la metà di agosto». I tre invasi di questo comprensorio - Ca Selva, Ca Zul e Ponte Racli - dispongono di una riserva utile di circa 8 milioni di metri cubi dai quali giornalmente si prelevano 200mila metri cubi. Nella Bassa pordenonese, dove gli approvvigionamenti derivano dai corsi d’acqua di risorgiva, «si riscontra una bassa disponibilità di risorsa a causa dell’abbassamento delle falde». Anche la portata del Tagliamento, fondamentale per l’irrigazione di gran parte del Consorzio della pianura friulana, è in situazione di «magra severa». In questi giorni il grande fiume ha una portata di poco inferiore ai 25 metri cubi al secondo, che per ora è sufficiente a garantire quasi completamente il prelievo del Consorzio di bonifica Pianura Friulana, grazie ai rilasci integrativi operati da A2A dalla diga dell’Ambiesta. La previsione è di dover attingere anche alla riserva nel lago di Sauris. Proprio preparandosi al peggio, il Consorzio di bonifica Pianura friulana ritiene già che «ci sia l’alta probabilità di non poter assicurare l’irrigazione in diverse zone del comprensorio», poiché «se si volesse continuare a mantenere l’esercizio irriguo sulla totalità delle superfici dove si registrano forti criticità, l’irrigazione non sarebbe sufficiente a garantire il raccolto con conseguenti danni per tutte le aziende interessate». Anche in questo caso, il primo a farne le spese sarà il secondo raccolto di soia. 

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Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 07:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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