Non piove nemmeno in autunno, arriva l'ondata africana e le falde rimangono vuote: torna l'allarme

Lunedì 17 Ottobre 2022 di LDF
Bacini in sofferenza

Chi ha detto che l’emergenza siccità è finita? Neppure per sogno.

Anzi. Un dato su tutti per capire come in realtà stanno le cose: i gestori degli acquedotti che pescano dalle falde, sia superficiali che sotterranee hanno inviato una lettera ai Comuni chiedendo che per altri due mesi, almeno sino alle fine di novembre, rinnovino le ordinanze contro lo spreco d’acqua. Come dire, insomma, che nonostante le piogge cadute a settembre e nella prima quindicina di ottobre, la situazione non è assolutamente cambiata. Siamo in piena emergenza. Per ovvie ragioni non si tratta di una siccità che va a colpire le colture perchè in questo momento, salvo qualche prodotto tardivo nelle campagne non si bagna praticamente nulla.


LA PAURA


Quello che preoccupa, anzi, fa proprio paura, è il fatto che le falde restino praticamente asciutte come sono ora. In pratica l’acqua caduta sino ad ora non ha portato praticamente benefici sul riempimento delle falde, almeno per due motivi. Il primo perchè è caduta troppo velocemente (e spesso violentemente) non avendo quindi il tempo di entrare nel terreno e andare a fondo. Il secondo che la quantità di pioggia durante l’anno è stata complessivamente meno della metà degli altri anni.


I MILLIMETRI


I numeri non mentono. Da gennaio a metà ottobre, durante gli anni normali, cadono dai 600 agli 800 millimetri d’acqua. Una quantità che da un lato va a ricolmare le falde, dall’altro tiene comunque umidi i terreni. Quest’anno, invece, i millimetri d’acqua caduti sino ad ora arrivano a malapena a 300. Questo significa, sommando la siccità estiva, che non solo le falde non si sono ricaricate, ma che c’è un deficit generale su tutti i territori della regione. Ma non è finita. Già, perchè il “bello” arriva adesso. Per ricolmare le falde e riempire i bacini servirebbe un autunno piovoso, un gennaio - febbraio non particolarmente siccitoso, meglio se venisse neve e una primavera altrettanto bagnata. Per essere tranquilli, insomma, servirebbero da un minimo di 1600 a un massimo di 2000 millimetri d’acqua. Con queste quantità le falde sarebbero messe ai ripari. Naturalmente, ma è scontato, tutta questa a pioggia non deve cadere in tre giorni (sarebbe un disastro ambientale) ma diluita nel tempo. Insomma in 6 - 7 mesi. Solo in questa maniera l’acqua nelle falde sarebbe garantita.


GLI INVASI


Discorso diverso per i bacini e gli invasi. Questo, infatti, è il periodo in cui devono restare vuoti perchè sono i mesi in cui solitamente (ma ora il meteo è cambiato) piove di più, quindi devono contenere l’acqua. Gran parte delle alluvioni storiche sono accadute in ottobre e novembre. Verso aprile vanno riempiti per far fronte alle esigenze degli agricoltori che devono iniziare a bagnare i campi. Oltre a tutto questo, infine, c’è da fare un’ultima considerazione. Per andare proprio sul sicuro servirebbero almeno anche due belle nevicate con neve duratura e che si sciolga piano piano per entrare profondamente nella terra. Non solo farebbe bene al turismo, ma al sistema irriguo regionale per la prossima estate a fronte del rischio di un’altra annata siccitosa come quella appena trascorsa.


I CONTROLLI


Secondo le verifiche per controllare a che punto è il riempimento delle falde, pur dipendendo da zona a zona, c’è da dire che nel punto in cui c’è stato il maggior travaso le falde sotterranee sono implementate di una ventina di centimetri. Ben poca cosa rispetto ai 70-80 persi durante l’estate.

Ultimo aggiornamento: 14:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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