Emergenza siccità, torna l'incubo anche in pieno inverno. È "sparita" la pioggia

I bacini tengono, ma scatta l'allarme per l'agricoltura: "Il test a primavera"

Venerdì 17 Febbraio 2023 di M.A.
Emergenza siccità, torna l'incubo anche in pieno inverno. È "sparita" la pioggia

Undici giorni di pioggia, di cui sei di pioggia lieve. Quindi solamente cinque effettivi, cioè in grado di determinare qualcosa sia a livello idrometriche che dal punto di vista delle attività agricole e produttive. I primi due mesi dell’anno - il secondo non è concluso, ma le previsioni non sono buone - hanno “regalato” al Friuli Venezia Giulia uno scenario preoccupante: è tornato l’incubo della siccità, con effetti negativi sia sul livello delle falde (sempre più simile a quelli fatti registrare in estate) che su quello dei bacini montani.

Il vero allarme rosso, però, scatterà a primavera: se non avremo una stagione di mezzo “vera”, allora saranno dolori.


IL QUADRO
Il Friuli Venezia Giulia in questi giorni sembra aver già abbandonato l’inverno metereologico. Ci sono solo le nebbie e le temperature serali un po’ più rigide, a ricordare la stagione ancora presente. Per il resto, tanto sole e un clima che non promette pioggia almeno fino a domenica, quando però le precipitazioni dovrebbero essere deboli in tutta la regione. L’allarme non è al massimo livello come nel Nordovest del Paese, l’area che in questo momento soffre di più dal punto di vista della carenza di precipitazioni, ma la siccità si sta facendo sentire anche nelle nostre terre. Basta dare un’occhiata ai giorni di pioggia catalogati dal rapporto statistico dell’Osmer. Si tratta di una banca dati aggiornata quotidianamente. A gennaio il servizio metereologico regionale ha archiviato otto giorni di pioggia. Sarebbero di per sé un buon bottino, ma scendendo nel dettaglio si apprende che solo una parte estremamente minoritaria di quei giorni sono stati caratterizzati da precipitazioni sufficienti a modificare lo stato delle cose. La parte restante, insomma, fa poco testo. Solamente tre, invece, i giorni di pioggia registrati dal servizio metereologico della Regione nel mese di febbraio. Domenica, quando qualche goccia dovrebbe cadere, sarà ormai il diciannovesimo giorno del mese. E alla fine di febbraio mancherà poco. Per il resto, nei secondi 30 giorni dell’anno tanto sole e poca pioggia, con effetti negativi su tutto il reticolo idrografico della regione. In allarme non ci sono solamente i gestori dei bacini, ma anche gli agricoltori, che vedono con preoccupazione l’approssimarsi di quella che rappresenta da sempre la loro stagione chiave, cioè la primavera. 


PREOCCUPAZIONE
Rimanendo in provincia di Pordenone, si devono tenere in considerazione le aste del Meduna e del Cellina. Sono i due grandi serbatoi d’acqua del territorio. La prima al momento può garantire 10 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua; la seconda, invece, si ferma a sette milioni e mezzo di metri cubi. In questo caso, però, è necessaria una precisazione importante. L’asta del Cellina è condizionata dal ruolo che ha la diga di Ravedis. Il suo bacino, infatti, è deputato alla laminazione delle piene montane, quindi al “salvataggio” della pianura in caso di eventi estremi. Fino al 14 aprile Ravedis è un bacino che deve rimanere vuoto, per accogliere eventualmente l’impeto del Cellina in piena e riversarlo solamente a “pezzi” verso la pianura. 
«I nostri occhi - spiega Massimiliano Zanet del Consorzio Cellina-Meduna - sono rivolti alla primavera: solamente una stagione “normale”, cioè mediamente piovosa, potrà metterci in salvo. Se dovessimo avere una primavera come quella dell’anno scorso, allora saremmo nei guai». 

Ultimo aggiornamento: 14:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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