Siccità e temperature a 39°, così l'acqua "cucina" frutta, pomodori e peperoni

Venerdì 22 Luglio 2022 di Loris Del Frate
Irrigazione di un campo di mais

Il mix è micidiale. Siccità e temperature che sfiorano i 39 gradi stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura friulana. Ma a fare ulteriori danni è anche un altro fenomeno che va oltre la carenza d’acqua.

Con il sole cocente e temperature quasi africane, ortaggi, frutta, peperoni, pomodori, meloni e angurie coltivati in campo aperto e non in serra si “cuociono”. Sì, avete letto bene, si “cuociono”. Colpevole è l’effetto lente d’ingrandimento e i problemi maggiori li hanno quegli agricoltori con il turno per innaffiare durante le ore più calde e con il sole a picco. E con la siccità non è possibile cambiare i turni perchè se uno rinuncia salta il giro.

COME ACCADE

Il fenomeno è conosciuto, ma in regione non si era mai verificato in maniera così vasta, colpendo sia la provincia di Pordenone che quella di Udine, perchè non era mai successo che per giorni e giorni la temperatura superasse costantemente i 38 gradi. Se è vero, infatti, che dai 31 ai 34 gradi la pianta si difende dal caldo rallentando la produzione per tenere più acqua possibile, oltre quella temperatura si generano altri due fenomeni che vanno a colpire tutte le produzioni con più polpa. Dai 34 ai 36 gradi (il primo fenomeno) gli ortaggi si “scottano” e la parte esposta al sole si “abbronza” annerendo. Mentre l’abbronzatura per le persone è uno status symbol, per i prodotti dell’orto è una rovina perchè a quel punto non possono più essere venduti. Il secondo fenomeno, invece, è legato all’effetto lente d’ingrandimento. In questo caso, dopo aver innaffiato le colture, con temperature superiori ai 36 gradi (in questi giorni abbiamo sfiorato i 39), il mix sole e velo d’acqua amplifica il calore cuocendo tutto. In particolari i danni maggiori li arreca a peperoni e pomodori che devono essere gettati via, ma anche altri ortaggi e frutta non possono più essere commercializzati.

INNAFFIARE DI NOTTE

Senza problemi di siccità praticamente tutti gli agricoltori innaffiano durante le ore serali, alcuni a notte fonda, altri all’alba. Ma con le falde quasi esaurite ci sono da rispettare i turni (un’ora al massimo) che a rotazione cadono anche in peno solleone con tutti i rischi che ne conseguono.  Il Consorzio di Bonifica Cellina - Meduna ha già elevato diverse contravvenzioni ad agricoltori che saltando il turno si sono allacciati durante la notte per irrigare i campi causando un doppio danno ai colleghi. Il primo è che non rispettando gli orari sottraggono più acqua per salvare le loro colture creando problemi agli altri, il secondo danno è invece legato al fatto che oltre alle persone autorizzate ad innaffiare di notte, questi innesti clandestini fanno diminuire la pressione nei tubi, l’acqua non arriva correttamente e chi rispetta gli orari non riesce a bagnare completamente i campi.

LA SICCITÁ

«La situazione è allucinante e salvo alcune zone più fortunate dove la riserva d’acqua è garantita sino a fine agosto, la gran parte del territorio è agli sgoccioli». A parlare l’assessore regionale Stefano Zannier, alle prese anche con il grosso problema degli incendi boschivi. «Sono tre le aree dove l’allarme è rosso: la bassa friulana, l’asta del torrente Torre che è asciutto e l’area del Meduna che probabilmente è quella più estesa. In questi territori la riserva sarà terminata tra due settimane». I tre bacini che riempiono il Meduna sono praticamente vuoti. Se però, Cà Zul e Cà Selva hanno ancora una piccolissima riserva, ponte Racli (Redona) è uno strato di sassi e pietre. Il Consorzio continua a rilasciare 5 metri cubi d’acqua al secondo dai serbatoi, ma senza pioggia l’intera zona resterà all’asciutto, così come sono gli altri fiumi della bassa dai quali attingono gli agricoltori per irrigare i campi.

Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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