PORDENONE - È sempre avvolta nel mistero la morte della 16enne pordenonese, di origini albanesi, che sabato pomeriggio è stata investita, a qualche centinaio di metri dalla stazione, dal treno regionale diretto a Venezia. La ragazza, che frequentava una scuola superiore della città, era stata vista camminare da sola vicino ai binari.
Qualcuno avrà pensato, tralasciando la pericolosità, che quello era un modo per tagliare un po' di strada e per arrivare più velocemente a casa. Non avrebbe mai immaginato, qualche minuto più tardi, che quella stessa ragazza, che indossava una felpa scura con il cappuccio, venisse travolta dal treno appena partito. La Polfer di Pordenone sembrerebbe propendere per un gesto volontario, anche se nessuna ipotesi resta esclusa. Il macchinista, sconvolto per l'episodio, ha raccontato agli agenti di non essere riuscito a frenare in tempo dopo essersi visto comparire all'improvviso quella sagoma davanti.
Nessun biglietto, nessuna testimonianza che possa spiegare il perché di quel gesto. Ed è difficile andare a scavare a fondo nella vita della ragazza, una 16enne che, come quelle della sua età, aveva tanti sogni nel cassetto. Che stesse attraversando un momento di disagio? Una condizione che, in quel caso, l'adolescente è riuscita a nascondere o che forse ha manifestato senza riuscire a farsi comprendere. Forse qualche problema con la scuola? Forse era interiormente contesa tra il vivere pienamente la propria giovinezza e il dover rispettare i dettami della religione musulmana?
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