Cinquanta posti per i medici nei reparti d'urgenza: si presentano solo in tre. «Nessuno vuole questi ritmi»

Martedì 17 Maggio 2022 di Marco Agrusti
Un pronto soccorso
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Se c’è un settore in cui i medici mancano davvero e in cui l’allarme è da tempo di colore rosso fuoco, è quello dell’emergenza-urgenza.

Pronto soccorso, Terapia intensiva, ad esempio. Lì di profili proprio non ce ne sono e si fa fatica non solo e non tanto a garantire le prestazioni nei fine settimana, ma anche a lavorare con qualche paziente che non sia già ricoverato in ospedale. Torna allora di assoluta attualità un problema mai risolto: il numero chiuso all’università, che sbarra la strada a centinaia (in regione) di potenziali nuovi medici da immettere sul “mercato”. Di questo e altro parla Alberto Peratoner, leader sindacale degli anestesisti-rianimatori del Friuli Venezia Giulia. 


ATENEI


Gli ospedali hanno fame di medici per coprire i turni. Ma le università sono ancora ferme al vecchio sistema del numero chiuso. «Un approccio - spiega Peratoner - che concordo assolutamente nel definire quantomeno anacronistico, di questi tempi. Il numero chiuso - prosegue - sarebbe quantomeno da allargare, se non da togliere del tutto». Attenzione, però, perché non basterebbe una bacchetta magica per trasformare le facoltà di Medicina in “fornaci” di nuovi dottori. Perché un aumento degli studenti dovrebbe portarsi dietro una riorganizzazione poderosa degli atenei: «Sarebbe inutile se poi le università non riuscissero a seguire e formare più potenziali medici - afferma Peratoner -. Serve un rapporto diretto tra professore e studente, non è facile. Ma certamente il sistema attuale è anacronistico. Ci mancano così tanti medici». 


IL NODO


Restiamo dentro al problema, allora. Se è vero che mancano medici, lo è altrettanto il fatto che ci siano alcuni ambiti della sanità più in difficoltà di altri. E in questo senso l’intervento di Peratoner va dritto al punto senza curve. «Nel settore dell’emergenza e urgenza (che poi è quello in cui lavora ogni giorno lo stesso Peratoner, ndr) l’impatto del numero chiuso è attualmente nullo. Può essere importante per altri ambiti, ma da noi il problema è un altro: nessun medico vuole lavorare nell’emergenza e urgenza». E ci sono anche dei dati che fanno strabuzzare gli occhi. Riguardano gli ultimi “giri” di borse di studio in Friuli Venezia Giulia. «Nella nostra regione - spiega ancora Peratoner - sono state ultimamente erogate circa cinquanta borse di studio per l’emergenza e urgenza, tra Udine e Trieste. Sapete quanti medici hanno partecipato e accettato l’incarico? Soltanto tre». Una percentuale irrisoria, un numero che è fotografia dell’esistente. E anche la spiegazione è lancinante: «Perché non vogliono? Vedono semplicemente quanto lavoriamo, con che orari e in che condizioni. E rifiutano. Piuttosto scelgono aletri settori, che consentano loro sia di guadagnare che di avere tempo per la propria famiglia». 

IL LATO ECONOMICO


Guadagnare, quindi. Sì, ma quanto? Eccolo, l’ultimo tassello che manca per completare il puzzle. E qui l’analisi di Peratoner si fa polemica. «Allo stato attuale - illustra - non si può nemmeno parlare dei fine settimana, perché nel nostro settore siamo cortissimi. Si fa fatica persino a garantire gli interventi d’elezione, quindi non quelli che arrivano dal centro di prenotazione. E ci si riesce solamente garantendo molte ore in più rispetto a quelle che sarebbero scritte sulla lettera del contratto nazionale. Il tutto con una soddisfazione economica che è del tutto insufficiente, così come insufficienti sono gli scatti di carriera». Il lavoro aggiuntivo, infatti, viene coperto dalle risorse apposite stanziate dalla Regione. Ma anche qui ci sarebbe un problema non di poco conto. «I professionisti - conclude infatti Peratoner - quei soldi extra li vedono se va bene dopo un anno, un anno e mezzo. Vengono dati alle singole Aziende sanitarie dopo una prima concertazione. A quel punto ne segue un’altra, interna agli ospedali». Il risultato è un’attesa che finisce per demoralizzare anche chi lavora di più. Magari per passione. Sarebbe il sale della medicina. 

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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