Medici senza passione? Risponde un giovane dottore. «Ingiusto, spesso siamo noi a garantire le "guardie"»

Domenica 24 Aprile 2022 di M.A.
Medici al lavoro

«Non abbiamo paura dei turni, non ci spaventano le notti.

Noi giovani medici non siamo come ci hanno descritti». Chiede di rimanere anonimo, il giovane dottore pordenonese che sceglie di rappresentare i suoi colleghi, additati sostanzialmente di aver perso il mordente e la passione. Chiede l’anonimato perché vuole sì esporsi, ma allo stesso tempo evitare conseguenze negative in seguito al suo intervento. Ma la presa di posizione è netta, decisa. Ed è di segno opposto rispetto a quanto affermato su queste pagine dal presidente udinese dell’Ordine dei medici, Gian Luigi Tiberio. 


LA RISPOSTA


Trentenne, il medico pordenonese è praticamente fresco di laurea. Lavora per la sanità pubblica ed è l’esempio perfetto di un giovane che le mani se le è “sporcate”. «Dire che noi medici appena usciti dalle università non vogliamo fare i turni o lavorare nei festivi è un’esagerazione, punto e basta. Spesso siamo noi che garantiamo ad esempio il servizio di guardia medica. Non siamo fannulloni. E anche quello del privato è un falso mito». In poche parole, una replica a tutto tondo. Uno scatto d’orgoglio da parte di una categoria messa improvvisamente sulla graticola. «È chiaro - prosegue il ragionamento del giovane medico -, la turnistica può dare fastidio e risultare scomoda. Ma non per questo la si rifiuta. I problemi a mio parere sono altri: siamo semplicemente in pochi e si possono fare tanti esempi». 


LE CRITICITÀ


«È una questione di numeri - prosegue -: nella sola provincia di Pordenone qualche anno fa per fare la “guardia” c’erano cento medici in lista, nella graduatoria. Ora ce ne sono solamente 75. La differenza non è poca cosa. Anzi, è determinante. E a pesare sono anche i tanti pensionamenti dell’ultimo periodo, si tratta di professionisti che non sono stati sostituiti. I giovani? Ci sono neolaureati che ovviamente vanno alla ricerca del posto sicuro, dell’impiego a lungo termine. Ma siamo sempre nel campo della legittimità e soprattutto della normalità. Nessuno di noi si vuole tirare indietro e nessuno lo sta effettivamente facendo». 
Da non sottovalutare, poi, una dinamica che si è messa in moto solamente dopo le lunghe ondate della pandemia. «Oggi tanti ragazzi - prosegue il medico che ha scelto di parlare - vanno a fare i vaccinatori. Si prende bene ed è un lavoro più sicuro e meno stressante. Ma non basta questo per definirci praticamente dei fannulloni». 


L’INCITAMENTO


«Prima di tutto voglio lanciare un messaggio - dice il medico -: la nostra passione non si è spenta, non è morta. L’entusiasmo c’è e la voglia di mettersi in gioco anche. Una cosa che certamente risulta cambiata rispetto al passato è l’atteggiamento della gente. Spesso siamo di fronte a fenomeni di aggressività che possono allontanare qualcuno dall’impegno a contatto con le persone e con i pazienti».
Infine un appello destinato a chi si è appena laureato oppure sta per concludere il suo corso di studi in Medicina. «Ai ragazzi come me consiglio di mantenere viva la fiammella dell’entusiasmo. Di posto per lavorare ce n’è molto, in qualche caso anche più dell’offerta. Non mollate e accettate subito un posto nella sanità pubblica. Quello del privato è un falso mito: si cresce molto di più in un ospedale pubblico». 

Ultimo aggiornamento: 17:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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