Sanità, la protesta in piazza. E' scontro tra la Cgil e l'assessore Riccardi. «O non conoscono i numeri o sono in malafede»

Intanto la Cimo punta il dito: pordenonese penalizzato nella ripartizione dei fondi

Venerdì 10 Marzo 2023 di Loris Del Frate
Sanità, il sindacato attacca Riccardi di voler disfare il servizio pubblico. Dura la replica dell'assessore

«Penalizzati. Anche quest’anno, come capita oramai da tempo. Una situazione che non è più tollerabile e che nessuno può mettere in discussione visto che le cifre sono messe nero su bianco nella delibera della giunta regionale». A parlare è Fancesco Di Nunzio, segretario della Cimo, il sindacato medico ospedaliero che ha il maggior numero di iscritti.

La penalizzazione a cui si riferisce il medico sindacalista è legata ai finanziamenti che sono stati erogati dalla Regione per le oramai famose quote pesate e corrette e che sono alla base dei contributi che vengono assegnati annualmente alle aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia. 


L’ANNO IN CORSO
«La delibera con le linee programmatiche annuali del 2023 - va avanti Di Nunzio - necessaria per la gestione del servizio sanitario regionale è stata approvata in via preliminare. Il documento ora verrà inviato all’attenzione del Consiglio delle autonomie locali per acquisirne il parere di competenza. La disponibilità finanziaria per la gestione di parte corrente della sanità regionale - va avanti il sindacalista - iscritta a bilancio regionale per l’anno in corso, relativamente al finanziamento pro capite e relative funzioni è di 2 miliardi 239 milioni 191 mila euro». Questi, in pratica, sono i soldi necessari per mandare avanti la sanità regionale. Ovviamente sulla spesa corrente. «Tale importo - spiega il medico - viene distribuito alle aziende sanitarie sul territorio regionale e come si evince dai dati, ancora una volta, la sanità della provincia di Pordenone ne esce penalizzata».


SOLDI STANZIATI
«Leggendo la distribuzione delle risorse - va avanti Di Nunzio - balza subito agli occhi la differenza. All’Asfo andranno per il 2023, 497 milioni di euro, all’Asufc (Udine) esattamente 517 milioni, all’Asugi (Trieste - Gorizia) 701 milioni, al Cro 20 milioni, al Burlo 26 milioni e all’Arcs 20 milioni e 700 mila euro. A fronte di questi numeri che già evidenziano delle disparità, qualcuno, però, potrebbe obiettare che si tratta di territori più estesi o con maggiori problematiche sanitarie. In realtà - spiega ancora il sindacalista della Cimo - quello che evidenzia ulteriormente la disparità è la cifra che viene erogata per ogni cittadino. In pratica la quota pesata e corretta dei pordenonesi è di mille 600 euro pro capite che salgono a mille 879 per Udine e salgono ancora a mille 898 per Trieste - Gorizia».


I RESIDENTI
Francesco Di Nunzio mette in evidenzia anche il numero dei residenti. «I dati della popolazione - afferma - sono i seguenti: regione un milione 197 mila persone, Asfo 310 mila, Asufc 517 mila, Asugi 369.298. Ne deriva - arriva a conclusione Francesco Di Nunzio - che il finanziamento per popolazione e funzioni relativo al singolo cittadino è decisamente più basso per i residenti della Destra Tagliamento. In ragione del particolare finanziamento individuato, Udine riceve 143 milioni 371 mila euro in più rispetto a Pordenone, mentre Trieste e Gorizia 109 milioni 795 mila euro. Tale situazione è ormai cronica e si ripete ogni anno. La Cimo aziendale - conclude il sindacalista - ha più volte posto in rilievo la disparità di finanziamento tra le aziende sanitarie e, considerata la particolare gravità della sanità pordenonese, ribadisce la questione e confida che le forze politiche locali possano questa volta intervenire al fine di riequilibrare il finanziamento delle aziende sanitarie regionali».


LE REPLICA
A scendere in campo questa volta è direttamente l’assessore alla sanità, Riccardo Riccardi che evidentemente stanco di “porgere l’altra guancia” dopo una serie di attacchi che sono piovuti in questi giorni, spara le sue cartucce indirizzate anche alla protesta della Cgil che si terrà oggi.


SANITÀ PRIVATA
«La percentuale di spesa privata accreditata sul monte totale della spesa del servizio sanitario nazionale è del 17,4% a livello italiano, e in questa regione è dell’8,9%, nelle regioni vicine, a partire dal Veneto, arriva al 15%, dunque veramente non capisco di che deriva per la nostra sanità pubblica si stia parlando. Se la Cgil vuole continuare con i soliti slogan da campagna elettorale - ha aggiunto Riccardi - vada a verificare con le Regioni governate dal centrosinistra, Toscana, Puglia, Campania, le quali hanno diversi punti in più nel rapporto tra spesa privata accreditata e costo complessivo del servizio sanitario nazionale. Questa presunta deriva della sanità pubblica è una falsità - ha concluso - dunque o non si conoscono i dati, e allora si studi, o si sa che la verità è questa secondo tutti i rapporti e allora c’è un problema di malafede».

Ultimo aggiornamento: 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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