Il grande "buco": nessuno paga il ticket per il codice bianco al Pronto soccorso, ecco perché

Domenica 22 Maggio 2022 di Marco Agrusti
Il pagamento del ticket
18

La legge in questo senso è chiara, non c’è margine di interpretazione: chiunque acceda al Pronto soccorso e dopo il primo triage riceva il “codice bianco” (cioè la condizione di minore gravità clinica), è tenuto a pagare il ticket.

Sono 25 euro. Il medico d’urgenza compila i moduli, consegna al paziente il foglio per il pagamento e quest’ultimo all’uscita dovrebbe saldare il conto usufruendo anche delle casse automatiche, ormai comuni in tutti gli ospedali della regione. Sembra tutto lineare. Ma l’uso del condizionale non era impiegato a caso. Da quanto filtra dai reparti di tutto il Friuli Venezia Giulia, infatti, emerge un quadro che è allo stesso tempo sconcertante e allarmante: il ticket, infatti, non lo paga praticamente nessuno. E il sistema sanitario perde migliaia di euro ogni giorno. Peccato che invece per le altre prestazioni (esami, visite) il ticket spesso si debba pagare in anticipo. Un buco, quello del Pronto soccorso, che amplifica ancora di più una situazione di netta difficoltà, dal momento che proprio il pagamento del ticket dovrebbe disincentivare - nei programmi originari - l’affollamento dei reparti d’urgenza per disturbi trattabili anche altrove. 


I FATTI


Non tutti i codici bianchi devono pagare il ticket. Si tratta di una premessa che non sposta di una virgola il nocciolo del problema. Ci sono infatti delle fasce particolarmente deboli (o meglio considerate tali dal sistema sanitario) che l’accesso al Pronto soccorso ce l’hanno sempre gratuito. Ma tutti gli altri no. E per l’economia della sanità locale è un vero salasso. Le voci - anonime per proteggere l’attività lavorativa delle persone - arrivano da tutti gli ospedali della regione. Sì, perché il quadro è lo stesso ovunque. Il pagamento del ticket di 25 euro per l’accesso con un disturbo non grave al Pronto soccorso rimane praticamente una lettera morta. «Non paga nessuno», è la testimonianza diffusa in Friuli Venezia Giulia. E a questo punto è logico indagare sui motivi. Com’è possibile che una norma dello Stato sia così largamente disattesa anche dagli stessi “controllori” che dovrebbero assicurare il suo rispetto? 


I MOTIVI


I reparti di Pronto soccorso sono in sofferenza. Lo si è rimarcato più volte e le testimonianze non mancano. E la mancanza di personale in corsia, unita all’affollamento delle aree d’urgenza, comporta anche una sostanziale “dimenticanza” rispetto all’obbligo del pagamento del ticket da 25 euro. «Colleghi massacrati dalla burocrazia - è la testimonianza diffusa che si sente nei reparti di Pronto soccorso - non riescono a seguire anche questa incombenza». Gli addetti dell’urgenza, poi, sono sotto costante “minaccia” da parte di pazienti sempre meno “pazienti”, che protestano anche per il pagamento del ticket. Le lamentele sono quotidiane, anche in questo senso. Emerge poi un quadro a macchia di leopardo: alcuni medici fanno correttamente la procedura, altri non ce la fanno per una mera questione di tempo. 


L’ITER


Quando un medico di Pronto soccorso compila i moduli per far pagare il ticket da 25 euro a un paziente non grave, si attiva una procedura istantanea. E sarebbero previsti ovviamente dei controlli. Chi li dovrebbe svolgere? Non certo il medico del Pronto soccorso, che ha molto altro da fare. Ad occuparsi del problema dovrebbero essere le Aziende sanitarie, con proprio personale. Ma sarebbe impensabile - anche dal punto di vista logistico - impiegare risorse fuori dai Pronto soccorso per garantire una vera verifica puntuale dei pagamenti. E di fatto, il controllo finisce per non esistere del tutto. C’è poi un terzo caso, ormai piuttosto raro: il paziente che con la corretta procedura viene chiamato a pagare. A quel punto fioccano le contestazioni. Sono numerose, infatti, le chiamate che arrivano agli ospedali per tentare - anche dopo diversi giorni dall’accesso in Pronto soccorso - di farsi revocare l’obbligo di pagamento. Quindi altro lavoro extra per il personale già in sofferenza. Il punto, però, è anche economico: ogni giorno in regione ci sono centinaia di accessi al Pronto soccorso. Ogni codice bianco garantirebbe 25 euro, per un totale di migliaia di euro bruciati ogni 24 ore. 

Ultimo aggiornamento: 17:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci