Grande fuga dagli ospedali, ecco i numeri: in due anni il Friuli ha perso 1.300 operatori sanitari

Mercoledì 16 Novembre 2022 di M. A.
Medici in ospedale

Per ogni 20 addetti del comparto sanitario, tra medici e infermieri, ce n’è stato più di uno che ha detto basta. E che ha lasciato il servizio pubblico. Il tutto in meno di due anni, da quando la pandemia ha completamente stravolto il modo di pensare la salute ma anche il ritmo di lavoro in un qualsiasi ospedale della regione. Si tratta di dimissioni volontarie, non di esuberi decisi dall’alto. Ed è forse ancora più grave, perché è un’emorragia difficile da controllare. I dati sono stati forniti dalla Direzione centrale salute della Regione dopo un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Nicola Conficoni. Da qui l’attacco frontale: «Questa è la cruda seppur triste realtà, frutto delle politiche sanitarie e sul personale di Fedriga e Riccardi».

IL QUADRO

Le dimissioni volontarie dagli ospedali del sistema sanitario regionale hanno visto un’impennata.

Nel 2020 sono state 330, nel 2021 418 e nell’anno in corso, che non è ancora terminato, si è già arrivati a quota 535. In calo, invece, i pensionamenti, ma è tutto un altro discorso. Ciò che preoccupa anche i vertici sanitari regionali è infatti l’abbandono da parte delle forze ancora impiegabili. È per questo che i reparti poi vanno in crisi. Al 31 dicembre del 2021, poi, in Friuli Venezia Giulia ci si è ritrovati (tra ingressi e uscite) con 267 lavoratori in meno, e in seno all’AsFo con 224 persone in meno rispetto ai dati del 2018. Nel dettaglio, si è trattato di una perdita di 52 medici e 104 infermieri nel Friuli Occidentale. In totale, in tutto il Friuli Venezia Giulia, si parla di quasi 1.300 dimissioni volontarie dal 2020 a oggi, su un totale di circa 20mila unità.


LA POLEMICA


«Chi con eccessiva sicumera governa la salute pubblica - attacca Conficoni - di fronte al calo di 267 dipendenti e somministrati registratosi tra il 2018 e il 2021 nelle diverse aziende sanitarie della regione, sostiene il problema sia dei medici e infermieri che non si trovano. In realtà la prima causa di crisi è la fuga. Una crisi segnata in prima battuta da liste di attesa ormai esplose che sommate al trattamento riservato al personale, ci consegna una penosa realtà: Fedriga e Riccardi hanno appaltato il sistema sanitario ai privati, verso cui indirizzano i cittadini bisognosi di visite ed esami. Una scelta politica che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti, perché alimenta la fuga degli operatori dagli ospedali, depauperandoli ulteriormente: 330 dimissioni nel 2020, 418 nel 2021 e 535 fino a inizio novembre di quest’anno, superando addirittura i pensionamenti nel 2022 (456). Nel triennio 20-22 la spesa per il personale è rimasta abbondantemente al di sotto del tetto stabilito per legge, arrivando a ben 32,5 milioni di avanzo, di cui 10 nella sola Asfo, soldi che dovevano invece essere spesi per rafforzare personale e servizi, soprattutto per le ripresa dopo la pandemia. Per aumentare la capacità di risposta del servizio sanitario regionale, dunque, invece di foraggiare i privati che attraggono i dipendenti pubblici, si migliorino subito le condizioni lavorative nelle aziende sanitarie anche attraverso le necessarie assunzioni».

Ultimo aggiornamento: 07:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci