Mancano troppi medici e infermieri, la Corte dei conti bacchetta la sanità friulana

Lunedì 10 Ottobre 2022 di Maurizio Bait
L'ospedale di Pordenone
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La carenza di medici di famiglia e di guardie mediche, nonché la cronica mancanza di infermieri: sono i principali punti critici al centro di un ponderoso rapporto pubblicato dalla Corte dei conti sull’assetto organizzativo dell’assistenza sanitaria territoriale nel Friuli Venezia Giulia, anche in rapporto all’attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

La Sezione di controllo della Corte, presieduta da Emanuela Pesel, precisa in premessa che le proprie osservazioni devono essere intese come la manifestazione di uno spirito collaborativo e quindi non come una forma di censura dell’operato della Regione. E se l’obiettivo principe è naturalmente migliorare la qualità dell’assistenza ai cittadini, a tale scopo la Corte sottolinea l’urgenza di “attuare con tempestività un controllo attento ad intercettare con immediatezza eventuali criticità”. 


L’ALLARME


Proprio in questi giorni, a proposito del personale sanitario, il presidente del Fvg Massimiliano Fedriga ha lanciato un allarme sull’emergenza delle carenze, che a suo giudizio va affrontata fra le priorità assolute da parte del nuovo Governo nazionale. Sul fronte dei medici di famiglia, ossia il primo e fondamentale contatto del cittadino con la Sanità pubblica, la Corte dei conti pone a confronto il dettato dell’accordo nazionale datato 2005 (un tetto pari a 1.500 assistiti per ciascun medico) con la realtà “fotografata” sul territorio regionale: se all’Azienda sanitaria giuliano-isontina (Asugi) la media risulta pari a 1.513 assistiti per ciascun medico, nell’Azienda del Friuli centrale (Asufc) il dato è pari a 1.529 assistiti. Soltanto sul territorio dell’Azienda del Friuli occidentale (Asfo) il dato risulta al di sotto il tetto: 1.477 assistiti per medico. Ma tale condizione negativa, che vede già oggi vaste porzioni di popolazione in difficoltà per vuoti assistenziali sul territorio (medici andati in pensione e non ancora rimpiazzati), non è governabile dalla Regione Fvg se non in misura parziale: si tratta di professionisti operanti in regime di convenzione. Non solo: i giudici contabili considerano che il numero chiuso per intraprendere gli studi universitari in Medicina senz’altro non aiuta. 


LA REGIONE


La Regione ha tentato d’intervenire per attenuare il fenomeno mediante il raddoppio delle borse di studio a beneficio dei medici che partecipino ai corsi triennali di specializzazione in Medicina generale. Tuttavia qui sorge un altro problema, chiarito dalla Corte: mancherebbe un numero adeguato di medici di medicina generale in servizio disponibili a svolgere il ruolo di “tutor” per tali giovani specializzandi. Quanto ai medici di continuità assistenziale, che lavorano di notte e nei fine-settimana per assicurare l’assistenza i magistrati attestano la pesante difficoltà delle Aziende sanitarie a trovare il personale: i giovani professionisti considerano questo tipo di attività alla stregua di una soluzione tampone in attesa di sbocchi (e retribuzioni) migliori. Ma anche qui occorre che alla ridotta capacità contrattuale della Regione si affianchi una trattativa al rialzo a livello nazionale. 


GLI INFERMIERI


Veniamo agli infermieri: la situazione potrebbe apparire perfino beffarda, considerato che la figura dell’infermiere assume un ruolo di primaria importanza nell’ambito del nuovo modello organizzativo della Sanità territoriale. Ebbene la Corte dei conti evidenzia che sul fronte dell’infermiere di famiglia, un decreto ministeriale varato quest’anno, pur senza introdurre misure obbligatorie, prevede l’esistenza di un infermiere ogni 3mila abitanti. La realtà appare diversa in Fvg: mancano all’appello 350 infermieri, dei quali 128 sul territorio dell’Asufc, 118 su quello dell’Asugi e 104 in quello dell’Asfo. In questo caso, all’imbuto del numero chiuso si aggiunge la concorrenza retributiva dei privati.

Ultimo aggiornamento: 15:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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