Diagnosi sbagliate, valanga di segnalazioni: l'azienda sanitaria riapre le cartelle e va a caccia degli errori

La grande mole di pazienti mette in difficoltà gli operatori. I rischi di sbagliare sono molti

Martedì 10 Gennaio 2023 di Loris Del Frate
Diagnosi sbagliate, l'azienda sanitaria riapre le cartelle e va a caccia degli errori: «Qualche sbaglio c'è stato»

Cosa sta succedendo nei pronto soccorso degli ospedali della regione? Perché così tanti errori? Perché sempre più pazienti si lamentano delle prestazioni ricevute? Il direttore generale dell'Asfo, l'Azienda sanitaria del Friuli occidentale, Giuseppe Tonutti, su questo argomento è chiarissimo. «Non rispondo dei singoli casi al giornale - taglia corto.

Contatteremo le singole persone che si sono fatte avanti per una presunta diagnosi sbagliata e cercheremo di capire prima di tutto se la storia corrisponde rispetto alle cartelle cliniche e se del caso valuteremo al nostro interno cosa non ha funzionato per migliorarlo».


I CONTROLLI
Resta il fatto che a seguito delle segnalazioni che sono arrivate al Gazzettino di Pordenone, la direzione generale e quella sanitaria si sono già mosse. Sono state cercate alcune delle cartelle cliniche delle prestazioni effettuate in emergenza ed è iniziato lo screening. Caso per caso. «Le stiamo recuperando - va ancora avanti Tonutti - e ne abbiamo già visionate alcune. Devo dire che per qualche intervento effettivamente abbiamo riscontrato delle manchevolezze, per altri, invece, la situazione è decisamente diversa. In ogni caso sarà nostra cura capire con esattezza se ci sono procedure da modificare o se ci sarà la necessità di trovare percorsi diversi».


I CASI
Resta il fatto che i casi ci sono e sono anche documentati. Sia chiaro, nessuno vuole colpevolizzare i medici, gli infermieri e il personale che lavora in ospedale e nelle specifico al pronto soccorso. Anzi, sono quelli che ci salvano la vita in caso di necessità. A tutti noi. Così come nessuno vuole tacciare di negligenza o poca voglia di lavorare chi opera sempre più spesso sino allo sfinimento, giorno dopo giorno, perche i turni sempre a mille all'ora non finiscono mai. Nessuno si nasconde al pronto soccorso, e nessuno si tira indietro. Certo, a volte c'è il rischio concreto di fare uno scivolone, una diagnosi errata o di non prescrivere una lastra. Perché? Perché c'è la necessità di fare presto, si deve smaltire la coda che è sempre più lunga e si devono sostenere turni anche di 12 ore. Non è facile lavorare in questo modo. È per questo che il personale, tutto, è da lodare. Se riportiamo le segnalazioni dei nostri lettori lo facciamo certo per punire gli operatori del pronto soccorso o degli altri reparti, casomai per sensibilizzare la politica e le direzioni aziendali ad intervenire, subito e bene, cercando di mettere in protezione quei reparti come l'emergenza, che hanno la necessità di lavorare senza la pressione quotidiana che può portare all'errore.


IL TERRITORIO
C'è un altro problema serio che va affrontato se si vogliono circoscrivere al massimo gli errori: evitare accessi impropri al pronto soccorso. Decine e decine di codici bianchi e verdi che dovrebbero essere curati altrove non possono continuare a riversarsi al Pronto soccorso asfissiando tutte le altre prestazioni, quelle che invece hanno l'obbligo di passare da quel Servizio. È vero, però, che sul territorio c'è poco o nulla per affrontare i problemi delle persone, degli anziani, di chi sta male, anche se non troppo. E quel poco che c'è il sabato e domenica scompare. Nulla. C'è solo il pronto soccorso, rifugio per tutti i mali. È evidente che viene preso d'assalto, così come è evidente che si possa incappare in qualche scivolone. È umano. E anche i medici sono umani.


LA POLITICA
A gamba tesa su questa situazione entra il Pd. «Gli errori che si registrano nei pronto soccorso - attacca Nicola Conficoni - indotti dagli eccessivi carichi di lavoro, sono l'ennesima riprova che quanto sta accadendo alla sanità regionale e in particolare del Friuli Occidentale deriva da scelte politiche sbagliate. Lo svilimento del sistema di salute pubblica sta portando pesanti difficoltà tra il personale e di riflesso sui servizi e le cure ai cittadini: è necessaria una presa di coscienza immediata per un'inversione di rotta. Negli ultimi anni sostiene Conficoni le politiche del personale insieme a quelle dell'assistenza territoriale sono state trascurate. E i nodi, già da tempo, vengono al pettine. La situazione di crisi generalizzata è ormai conosciuta, ma nonostante ciò una inversione di rotta non sembra ci sia all'orizzonte». Già, solo che anche il centrosinistra quando governava la regione ha contribuito a dare spallate alla sanità.

Ultimo aggiornamento: 20:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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