Sanità stretta tra Covid e malumori: la tregua è finita, mancano 100 addetti e torna la tensione

Sabato 5 Settembre 2020 di Alberto Comisso
Mancano addetti in ospedale a Pordenone
PORDENONE - Si preannuncia un autunno caldo. Sul fronte della sanità pubblica, l’aria che tira negli ospedali della Destra Tagliamento, in corsia e nei reparti, non è cambiata rispetto a qualche settimana fa. Le questioni ancora irrisolte sono diverse, a partire dalla carenza del personale, con in più la ripresa dei contagi da Covid-19 e l’influenza, quella di stagione, che quest’anno potrebbe presentare il primo conto in anticipo rispetto al passato. Il timore, di fronte ad una situazione emergenziale, è che non si riesca a garantire un’assistenza adeguata ai pazienti. Non tanto per una questione di posti letto, quanto per la mancanza di personale sanitario. In particolare infermieri e operatori socio-sanitari. Senza contare ostetriche, tecnici di laboratorio, personale amministrativo e manutentori. 
IL VERTICE
Preoccupazioni che sono emerse giovedì nel corso di un confronto tra le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, le rsu e le figure apicali dell’Asfo: il direttore generale Joseph Polimenti, quello amministrativo Mario Riccardo Paoli e quello sanitario Michele Chittaro. Un confronto al termine del quale è emersa la volontà, in assenza di risposte esaustive fornite da Polimeni, di ritrovarsi attorno a un tavolo il 24 settembre. La speranza dei sindacati è che in quell’occasione l’Asfo arrivi con le idee chiare e, soprattutto, con un piano che preveda nuove assunzioni. «La situazione non è cambiata rispetto a qualche mese fa – tuona Pier Luigi Benvenuto (Cgil) – nonostante lo stato di agitazione e uno sciopero. Dei 38 infermieri promessi, solo 20 hanno dato la loro disponibilità ad essere assunti. Alcuni sono arrivati, altri entreranno in servizio tra ottobre e novembre. Sarà necessario, per reperire i 18 mancanti, scorrere le graduatorie dell’ultimo concorso all’interno del quale ci sono infermieri che hanno lavorato in Asfo sino a maggio ma che poi non si sono visti rinnovare il contratto. Ora non sappiamo se accetteranno più di tornare». Ci sono poi gli oss. Una cinquantina, per svariate ragioni, non fanno assistenza diretta dove c’è bisogno ma sono stati dirottati a svolgere altre mansioni. Per non parlare delle assistenti sanitarie che, in questo momento, sono impegnate nella partita del Covid. «Alla precisa domanda di quanti operatori sociosanitari l’Azienda sanitaria assumerà - sostiene Benvenuto - il direttore generale non è stato in grado di darci una risposta. Noi reclamiamo almeno la contrattualizzazione di 30-40 figure professionali». 
NUMERI
A conti fatti, medici esclusi, mancano all’appello un centinaio di persone. Difficile che l’Asfo riesca a prevedere, in tempi brevi, l’assunzione di numeri così elevati. «Saremmo già felici – scuote la testa Benvenuto – se si riuscisse a colmare almeno la metà dei posti ancora vacanti. Ma sappiamo già che non sarà così. Per la prima volta Polimeni ha confermato che c’è una carenza di personale ma, a fronte di questo, non è stato proposto alcun piano di assunzione». Il tempo passa e l’autunno, con tutte le sue criticità, è alle porte. Il 24 settembre ci sarà un altro incontro tra le parti e, in assenza di risposte esaustive, i sindacati sono disposti a promuovere ulteriori azioni di protesta. Difficile, comunque, che si possa arrivare ad un altro sciopero in tempi brevi. I sindacati anche giovedì hanno ribadito la loro contrarietà a trasformare la Rsa di Sacile in reparto Covid (in caso di emergenza), mentre hanno accolto con soddisfazione la notizia che il 16 settembre riaprirà il punto di primo intervento a Maniago. Un po’ troppo poco, francamente, dopo mesi di battaglie, confronti serrati e mediazioni varie. Troppo poco per una sanità pubblica locale che, mai come in questo momento, è chiamata ad affrontare nuove e sempre più difficili sfide. 
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