Licenziati per "ritorsione", reintegrati cinque lavoratori

Martedì 22 Giugno 2021 di Lara Zani
Licenziati per "ritorsione", reintegrati cinque lavoratori

PORDENONE Il giudice del lavoro annulla il licenziamento di alcuni lavoratori perché discriminatorio per ragioni di affiliazione sindacale e ritorsivo. La sentenza è firmata dal giudice del Tribunale di Pordenone Angelo Riccio Cobucci, che ha accolto il ricorso presentato da alcuni dipendenti della Oclam srl, importante realtà commerciale di San Martino al Tagliamento che opera nell'ambito della vendita al dettaglio di abbigliamento, intimo, scarpe e accessori per bambini. Al centro della vicenda le lettere inviate nel dicembre scorso dall'azienda a cinque lavoratori iscritti alla Filcams Cgil: lettere di contestazione disciplinare che preannunciavano la volontà di risolvere il rapporto di lavoro per giusta causa, con l'invito a presentare entro cinque giorni eventuali scritti difensivi.

Alle missive era poi effettivamente seguito il licenziamento.
La vicenda si inseriva in un clima già teso, dopo che nel mese di settembre la stessa Filcams aveva presentato contro la società un primo ricorso, nel quale si contestava la violazione del diritto di associazione e attività sindacale, l'illecito diniego di esercitare i diritti sindacali nel luogo di lavoro alle rappresentanze territoriali e aziendali, la violazione del diritto di partecipazione e consultazione del sindacato per le azioni di contrasto al Covid-19 in ambito lavorativo, la violazione del diritto del sindacato di essere consultato nei processi di ristrutturazione aziendale.

IL RICORSO

«Nel corso di quel procedimento e delle trattative per addivenire a una composizione spiega la segretaria della Filcams Cgil Daniela Duz -, ci siamo visti costretti a presentare, nel mese di dicembre, un ulteriore ricorso che aveva per oggetto l'inoltro, da parte del legale rappresentante della società, di lettere di contestazione disciplinare nei confronti dei soli lavoratori iscritti al sindacato».

La prima sentenza, nel marzo scorso, aveva stabilito l'antisindacalità della condotta posta in essere dall'azienda, gettando di fatto le basi per la seconda, emessa il 15 giugno, con la quale il giudice ha dato ragione ai lavoratori e al sindacato, rappresentati dagli avvocati Luigi Locatello e Lidia Benincà. Il giudice parla infatti fra l'altro di palese volontà di colpire indifferentemente tutti gli iscritti all'organizzazione ricorrente, a prescindere dalla loro personale responsabilità, il che continua rende evidente l'animus antisindacale. Di qui il convincimento del Tribunale che l'insieme delle argomentazioni svolte comporti una pronuncia di nullità dell'intimato licenziamento, in quanto sia discriminatorio per ragioni di affiliazione sindacale, sia ritorsivo, e dunque l'applicazione della tutela reintegratoria e risarcitoria nei confronti di quattro dei cinque lavoratori licenziati, mentre il quinto procedimento, che ha seguito un percorso differente, è ancora in attesa di definizione.


REINTEGRO

«Questi dipendenti come ha stabilito la sentenza, sono stati licenziati in maniera ritorsiva in un periodo drammatico, nei primi giorni di dicembre, in un momento nel quale era impossibile trovare un altro lavoro commenta Marika Baio, che ha seguito la vicenda per la Filcams, esprimendo assieme a Duz la soddisfazione del sindacato -. La Filcams Cgil, assieme agli avvocati, ha svolto un lavoro costante e incessante, nonostante il difficile clima, non hanno mai perso fiducia nel sindacato e ci hanno permesso questo risultato. Perché i diritti esistono, ed esercitarli è doveroso».

 

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