Safilo cede lo stabilimento di Martignacco a una società hi-tech presieduta da un ex politico

Giovedì 17 Settembre 2020 di Antonella Lanfrit
Safilo cede lo stabilimento di Martignacco a una società hi-tech presieduta da un ex politico
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Altra mission e altra proprietà, ma stessi dipendenti: alla fabbrica ex Safilo di Martignacco chiusa da fine maggio, l’1 ottobre si riaprono le porte per produrre mascherine, guanti in nitrile, protesi esterne e, in prospettiva, colonnine per ricarica e accumulatori di energia elettrica. Ieri mercoledì 16 settembre, nelle sale cinema di Città Fiera a Martignacco i sindacati hanno illustrato ai lavoratori l’accordo quadro raggiunto con la nuova proprietà, la famiglia friulana Fulchir, originaria di Buja, e nel pomeriggio di venerdì 18 settembre nella sede di Confindustria Udine ci sarà la firma per il passaggio di proprietà del ramo d’azienda – e dei dipendenti che hanno accettato il trasferimento – da Safilo a iVision Tech, la società che subentra e che ha come presidente Gianfranco Moretton, politico di lungo corso ed ex assessore regionale, e quale amministratore delegato Stefano Fulchir.

In politica dall’età di 26 anni con la Democrazia Cristiana, quando venne eletto Consigliere comunale e quindi Assessore al Bilancio e al Personale del Comune di Fiume Veneto, dove fu poi Sindaco dal 1985 al 1994, Gianfranco Moretton dopo una vita spesa nella politica (ha seduto in Consiglio regionale dal 1993 al 2013, ricoprendo negli anni ‘90 la carica di Assessore regionale all’Industria, Edilizia e Lavori pubblico, Protezione Civile e Ricostruzione e tra il 2003 e il 2008 di vice presidente della Regione, Assessore all’Ambiente, Lavori Pubblici e Protezione Civile nella giunta guidata da Riccardo Illy), passato dalla Democrazia Cristiana alla Margherita fino ad approdare al Partito Democratico (in cui fu messo da parte da Debora Serracchiani) Moretton ora si impegna nel privato, assumendo la presidenza di iVision Tech,  che subentra alla Safilo nello stabilimento di Martignacco, ceduto dal gruppo veneto alla società che ha  quale amministratore delegato Stefano Fulchir.
Hanno accettato di ricominciare sotto altra insegna 189 dei 200 dipendenti già Safilo, praticamente la totalità, ha aggiornato ieri Fulchir a margine dell’appuntamento promosso dai sindacati, perché alcuni hanno liberamente scelto altre strade. Nel passaggio da un’azienda all’altra, è previsto «il mantenimento della stessa Ral», spiega in termini tecnici Fulchir, in pratica lo stesso stipendio con contratti legati al comparto chimico-industriale.
SI PARTE CON OTTIMISMO
«L’incontro con i lavoratori sin da subito è stato positivo e di ciò siamo molto soddisfatti, perché si tratta di persone con competenze significative», ha sottolineato l’imprenditore, entrando nel merito del progetto che dovrà ridisegnare il futuro dello stabilimento. «I lavoratori saranno assunti nell’arco di 2 anni, tra i 90 e i 100 il primo anno, con 40 unità subito operative per far ripartire l’azienda, e la restante quota nell’anno successivo», ha dettagliato, in parallelo allo sviluppo del piano industriale previsto. Si parte con la produzione di mascherine e, probabilmente a fine ottobre, di guanti in nitrile. «Molte aziende si sono affacciate a questo mercato scoppiato con il Covid-19, ma noi possiamo dire di avere già una realtà ben avviata – ha specificato Fulchir - Siamo stati la prima azienda certificata dall’Istituto superiore di sanità in Friuli Venezia Giulia per questa tipologia di produzione, attualmente nello stabilimento di Trieste confezioniamo 5 milioni di mascherine. Il mercato è in grado di assorbirne molte di più e noi guardiamo anche all’Europa». In sostanza, «abbiamo già know how, certificazione e competenze nel settore».

 

PROSPETTIVE FUTURE
Appartiene a questa divisione dedicata ai dispositivi medici, anche la previsione «di produrre protesi esterne, proprio per la tipologia di macchinari, per esempio le frese, presenti nello stabilimento e le conoscenze delle maestranze».
L’altra divisione con cui il piano industriale pensa di rilanciare l’ex Safilo di Martignacco è dedicata alla e-mobility. «Quello connesso con le colonnine di ricarica e gli accumulatori di energia elettrica è un altro business che sta crescendo – spiega l’imprenditore – su questo progetto stiamo lavorando già da otto mesi». Nel sindacato si respira, in generale, un cauto ottimismo. Se sta prendendo corpo l’alternativa alla chiusura definitiva dell’azienda, all’appello manca ancora un passaggio al ministero del Lavoro per aver garantita la cassa integrazione a chi non sarà subito assorbito. Dovrebbe essere un passaggio non problematico, ma si attendono certezze. Si guarda poi con interesse a un piano industriale che prevede un business innovativo – le colonnine per la ricarica elettrica - ma che in Italia non è ancora decollato. La svolta sull’ex Safilo «è maturata con il supporto del Mise e della Regione», ha ricostruito Fulchir; dal punto di vista finanziario l’impegno è «della famiglia Fulchir, con il coinvolgimento di un pool di banche e il supporto di Mediocredito Fvg per mutui e crediti commerciali», conclude l’ad.

Ultimo aggiornamento: 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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