SACILE - La Rsa di Sacile chiude fino all’insediamento della nuova realtà che subentrerà nella gestione. È fallita la trattativa con il vecchio gestore e i pazienti sono già stati spostati nelle altre strutture attive in provincia, cioè a San Vito e Roveredo.
GLI ACCORDI SALARIALI
Un allarme scattato perché la nuova cooperativa che subentra alla Kcs, la Consorzio blu di Bologna, rischiava dal 1° ottobre di «non poter garantire la continuità del servizio in città, a causa di accordi salariali non raggiunti con il personale, in particolare infermieristico, che si è visto proporre retribuzioni non accettabili e al ribasso. Si tratta di una questione, quella della retribuzione al personale, che già avevamo denunciato tempo addietro per i mancati riconoscimenti, durante tutto il periodo della riconversione della Rsa in reparto Covid, di incentivi ed integrazioni salariali. Riconoscimenti per tutti i rischi che i vari operatori correvano quotidianamente lavorando in un reparto infettivo, mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro famigliari». E così è stato. A loro non è stato mai riconosciuto, nonostante le tante promesse fatte da più parti, alcun aumento salariale. «Non ci deve meravigliare quando sentiamo che sempre più personale, specie sanitario, prende la via del privato meglio retribuito e gratificante - rimarcano Zuzzi e Zoccolan -, impoverendo così la sanità pubblica che sembra non capire che alcune professionalità necessitano di maggiore considerazione e riconoscimento. Stiamo perdendo fior fiore di professionisti della sanità, e tutto nell’indifferenza e nell’impotenza totale e disarmante».
COLPEVOLE ASSENZA
Ma c’è un particolare nella vicenda della Rsa che, più di altri, lascia allibiti Zuzzi e Zoccolan: «Nonostante il tempo trascorso prima del subentro del 1 ottobre, gli organi sanitari non sono intervenuti. Questa è una ulteriore dimostrazione di superficialità e della filosofia che guidano le scelte e le decisioni sulle tematiche della sanità in città in questi anni, con Servizi sempre meno garantiti e con sempre maggiori disagi per la popolazione». I rappresentanti dei comitati ritengono che tutto questo avvenga «con la complicità della politica e delle istituzioni del territorio pordenonese, in primis, del sindaco Carlo Spagnol e dei suoi colleghi del Servizio sociale dei Comuni Livenza Cansiglio Cavallo, che si sono fatti illudere dalle tante promesse sul futuro di una nuova sanità in corsa coi tempi. Ma che nei fatt - concludono Zuzzi e Zoccolan -, continuerà ad essere un colossale inganno e un flop per tutto il territorio».