Per tutta l’estate il Friuli Venezia Giulia è stato “tradito” da Roma.
L’ALLARME
Fortunatamente, negli ultimi giorni il ministero dell’Interno ha battuto un colpo, riprendendo il meccanismo della redistribuzione dei migranti in tutta Italia e dando così respiro alla caserma Cavarzerani di Udine che stava letteralmente esplodendo. Sono 300, ad esempio, le partenze programmate nelle prossime ore. Troppo tardi, però, perché l’immobilismo dell’estate ha visto nuovamente il Friuli Venezia Giulia in prima linea (e senza difese o aiuti) di fronte alle migrazioni che seguono la Rotta Balcanica.
«Le pattuglie miste tra Italia e Slovenia - ha spiegato con rammarico l’assessore Roberti - non sono mai partite così tardi. Il clou dei flussi si registra da sempre nel mese di agosto». E proprio ad agosto, invece, di controlli non ce n’erano. I motivi? Poco personale tra le forze dell’ordine, al di qua e al di là del confine di Stato. «Un periodo critico anche per le ferie - ha rimarcato Roberti -, ma il ritardo si è sentito eccome». Con la nostra regione nuovamente ultima frontiera al cospetto del problema legato alla gestione dei migranti. E se in provincia di Pordenone la situazione è stata più tranquilla, a Trieste e a Udine l’emergenza è tornata a livelli difficili da sostenere sul lungo periodo.
L’APPELLO
A giorni a Roma nascerà il governo Meloni. All’Esecutivo si insedierà dopo tre anni e mezzo il Centrodestra. Un governo su cui l’amministrazione regionale punta per ripristinare la linea dura nei confronti dei flussi migratori irregolari. «Proporremo una soluzione che secondo noi potrebbe risolvere il problema alla radice - spiega ancora Roberti annunciando la prossima “missione” a Roma -: servono dei controlli congiunti non solo con la Slovenia, bensì tripartiti tra Italia, Slovenia e Croazia. C’è bisogno di un accordo con questi due Paesi e soprattutto dell’impegno delle nostre forze dell’ordine ai confini esterni dell’Unione europea, quindi nei pressi della Bosnia e della Serbia. Faremmo un favore a tutta l’Europa». In seconda battuta sarà chiesto il ripristino dei respingimenti in Slovenia, fermi ormai da un anno e mezzo.
TECNOLOGIA
Sullo sfondo, infine, c’è sempre il tema delle telecamere termiche ordinate e ricevute dalla Regione ma di fatto mai entrate in funzione per problemi di natura burocratica. Anche in questo caso una soluzione sembra essere finalmente alle porte: i dispositivi hi-tech per il riconoscimento di chi varca il confine nei boschi tra Slovenia e Friuli potrebbero essere richiesti dai Comuni e infine “girati” alle forze dell’ordine.