Un nuovo termovalorizzatore da costruire nella provincia di Udine o Pordenone (Trieste ne ha già uno).
LA LOCALITÁ
Ovviamente non c’è alcun accenno su dove dovrà essere realizzato. Troppo navigato l’assessore Fabio Scocimarro per mettere sulla carta un sito. Del resto basta vedere cosa è accaduto a Manzano quando si è intravista la possibilità di un ampliamento di quello esistente. Una rivolta. Facile immaginare che se la Regione dovesse premere sull’acceleratore, a un anno dal voto, si alzerebbero i muri. Resta però il fatto che sul piano dei rifiuti le indicazioni portano a questo nuovo impianto, indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti sul territorio, per evitare di essere ostaggi di altre strutture e ultimo, ma decisamente il più importante, per spendere meno.
L’AUTONOMIA
Sono diversi i punti sul documento illustrato ieri in cui si chiarisce in maniera inequivocabile la necessità di un nuovo impianto. «Il Friuli Venezia Giulia - si legge - non è autonomo nella gestione dell’intera filiera dei rifiuti indifferenziati, in quanto mancano gli impianti di recupero energetico dei sovvalli (materiale di scarto prodotto dai rifiuti) e del combustibile solido da rifiuto (Css) prodotti dagli impianti di trattamento meccanico. L’esportazione fuori regione dei sovvalli e del CSS non soddisfa tuttavia il principio di prossimità agli impianti e fa ricadere gli impatti della gestione prodotti in Friuli Venezia Giulia su altre realtà, italiane ed estere. Ciò determina l’incapacità regionale di attuare sistemi di “economia circolare”.
L’IMPIANTO
«Si ritiene che, nonostante in regione Friuli Venezia Giulia la raccolta differenziata superi il 68%, nel rifiuto urbano residuo ci siano ancora frazioni recuperabili, non solo in fase di raccolta, ma anche durante la fase di selezione negli impianti di trattamento dell’indifferenziato. Valutata pertanto la necessità di considerare quali possibili fonti di produzione del Css anche gli scarti del trattamento delle frazioni da raccolta differenziata - si legge sul piano - si ritiene che, per garantire l’autosufficienza il nuovo impianto di combustione possa indicativamente essere progettato con una potenzialità di 100 - 120 mila tonnellate annue. Il nuovo impianto di combustione dovrà essere costruito in un’area che garantisca la prossimità agli impianti di trattamento meccanico esistenti. La scelta delle aree - qui il discorso si fa interessante - dovrà avvenire nel rispetto dei criteri localizzativi regionali. Potranno in particolare essere prese in considerazione aree interessate dalla presenza di impianti esistenti, in attività o meno».
GLI SCENARI
Il piano delinea anche due scenari con le relative opzioni. «Qualora si opti per lo scenario uno - si legge - che prevede la realizzazione di raffinazione dei sovvalli questi sarebbero destinati a una sezione da realizzarsi prioritariamente in uno degli impianti di trattamento meccanico esistenti o nel nuovo impianto di combustione. Qualora si propenda per la realizzazione dello scenario due, gli impianti regionali di trattamento meccanico Net di San Giorgio di Nogaro, Eco Sinergie di San Vito e Snua di Aviano, opportunamente rinnovati, provvederebbero alla produzione di Css da destinare a smaltimento in discarica».