Rifiuti abbandonati, aumentano le discariche a cielo aperto in centro città

Venerdì 6 Novembre 2020 di Lara Zani
Discariche a cielo aperto in varie zone della città
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PORDENONE Nonostante i controlli, non si ferma il fenomeno degli abbandoni selvaggi dei rifiuti. Anche in questi giorni, sono diverse le segnalazioni pervenute, per esempio in via Vesalio. “Ci sono molti più controlli – spiega l’assessore all’Ambiente Stefania Boltin, che a breve dovrebbe avere un nuovo tavolo di confronto con Gea su questo tema –, tutta la città è molto più attenzionata, grazie alle segnalazioni dei cittadini”. Se si guarda per esempio ai dati sull’attività della Polizia locale diffusi qualche settimana fa, fra le cifre evidenziate c’è appunto l’aumento dei controlli - 971 quest’anno - sull’abbandono dei rifiuti: in tutto il 2016 sono stati 521, mentre nel 2019 ne sono stati effettuati 626.
LE SEGNALAZIONI
Le segnalazioni provengono un po’ da tutta la città, ma ci sono siti nei quali i problemi sono particolarmente ricorrenti. E non si tratta necessariamente di luoghi periferici e nascosti, tutt’altro: “Uno dei punti critici – sottolinea l’assessore – è via Cairoli, una delle vie più centrali, dove stiamo cercando di intervenire”. Poco fuori dal centro, un altro punto in cui recentemente sono stati rinvenuti rifiuti abbandonati è via Amendola: “In questo caso si tratta di un luogo abbastanza nascosto, dove è più facile non essere visti”. Ma ci sono anche i siti nei quali la situazione è migliorata: fra quelli che in passato sono stati oggetto di particolare attenzione c’è via Volt de Querini, dove circa un anno e mezzo fa due “furbetti dei rifiuti” erano finiti nella rete della Polizia locale grazie all’uso delle fototrappole, che avevano consentito di individuare i responsabili degli abbandoni. Forse anche grazie a quegli interventi, il “turismo dei rifiuti” in quel sito è stato scoraggiato.
TELECAMERE
Ma applicare questa soluzione su larga scala non è così facile: “Per poter utilizzare le fototrappole – spiega Boltin – è necessario poter contare su agenti della Polizia locale che controllino le immagini, perché gli Ave, gli ausiliari della vigilanza ecologica, non possono elevare multe”. Anche l’identificazione dei responsabili degli abbandoni attraverso le fototrappole non è del resto così semplice, e dunque anche per questo “stiamo cercando soluzioni alternative – aggiunge l’assessore -, così come bisogna continuare a insistere con l’educazione ambientale, che il Covid-19 purtroppo ha bloccato. In particolare occorre agire per migliorare la qualità del secco indifferenziato: capita infatti di vedere cassonetti condominiali verdi senza chiave nei quali si distingue materiale, come carta e plastica, che andrebbe invece differenziato e gettato negli appositi contenitori”. Del resto, il Covid-19 ha fatto la sua parte anche nell’incrementare la quantità di rifiuti prodotti, come ha confermato l’assessore in uno dei primi Consigli post lockdown, nel mese di giugno. “L’attuale delicato periodo che stiamo attraversando ha fatto sì che si incrementassero i rifiuti casalinghi. Ne è derivato, tra l’altro, un incremento dell’umido e del vetro. La gente ha poi sistemato soffitte e garage, producendo una notevole mole di rifiuti”.
LO STUDIO
Quanto all’ipotesi di dare una nuova vita almeno a una parte dei rifiuti, si attende lo studio commissionato dall’amministrazione su un Centro comunale (o intercomunale) del riuso, ma il nodo principale resta uno: l’amministrazione comunale pensa infatti a una struttura nella quale gli oggetti conferiti possano essere venduti, ma le linee guida regionali (e dunque i finanziamenti) prevedono solamente la distribuzione gratuita. Di conseguenza, nessuna domanda di contributo è stata finora presentata per la realizzazione di un Centro per il riuso, nella speranza che Trieste possa decidere di cambiare le regole.

Ultimo aggiornamento: 13:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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