La stangata sulle aziende friulane: le decisioni dell'Europa costano quasi 400 milioni di euro

Giovedì 6 Aprile 2023 di Marco Agrusti
Lavoro in fabbrica

Non manca tanto per arrivare al miliardo di euro. Tutti soldi da restituire durante l’arco temporale di un anno, il 2023. E c’è un altro numero che misura l’impatto di quello che sta succedendo a Francoforte, dove ha sede la Banca centrale europea, sul tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia. Le imprese della nostra regione, infatti, dopo la corsa al rialzo dei tassi di interesse messa in moto dalla Bce dovranno restituire sui loro finanziamenti circa 800 milioni di euro, 346 milioni in più rispetto all’anno scorso. 


I NUMERI


Le misurazioni sono firmate dallo Studio Temporary ManageR, società specializzata nei servizi di temporary manager che ha messo gli occhi sul Nordest e in particolare sul Friuli Venezia Giulia.

La Banca centrale europea sta agendo - alzandoli - sui tassi di interesse per combattere la super-inflazione degli ultimi mesi. Questa manovra, però, condiziona anche i grandi gruppi industriali che nel tempo si sono affidati a corposi finanziamenti per poter investire e crescere. «Nel 2023 il tasso medio di sconto Europeo ha infatti raggiunto circa il 3,5% (+2 p.p. sul 2022), e considerando un’esposizione debitoria delle imprese italiane che sfiora €749,2 mld, questo aumento significa che gli imprenditori si troveranno nel 2023 a dover pagare interessi per finanziamenti, mutui e leasing per un valore totale di oltre 35 miliardi all’anno, più 15 miliardi rispetto al 2022», spiegano gli esperti riferendosi al quadro nazionale. Nel 2023 le regioni più penalizzate da questo aumento dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito. Quindi anche il Friuli Venezia Giulia. 


L’IMPATTO


In Friuli-Venezia Giulia le imprese dovranno restituire interessi per 812 milioni all’anno, 346 milioni in più rispetto al 2022. «Nonostante nel primo trimestre 2023 l’inflazione su base annua sia ancora significativa (7,7%) - proseguono gli esperti - se misurata su base mensile si vede come nei primi mesi del 2023 si stia attenuando (0,1% di gennaio, 0,2% di febbraio e addirittura -0,3% stima di marzo). Con questi dati l’inflazione tendenziale su base annua potrebbe attestarsi tra il 5% e il 6%% nel 2023. Nel corso dell’anno il tasso dovrebbe registrare una marcata riduzione, per poi collocarsi in media al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Per questo, l’ulteriore aumento dei tassi della Bce di 50 punti base a marzo, che ha portato il tasso di sconto europeo al 3,5%, ipoteticamente ad un valore superiore all’inflazione tendenziale, avrà molte conseguenze per le aziende “virtuose” che negli ultimi anni hanno fatto un ampio ricorso al debito per effettuare investimenti». 

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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