SPILIMBERGO - Il cappello che è stato costretto ad abbandonare a terra durante la fuga dalla villa che aveva tentato di svaligiare assieme a due complici, ha permesso agli uomini del Ris di identificarlo, grazie al dna. È finito così in carcere, un anno dopo, Miroslav Milenkovic, 26 anni, residente in un campo nomadi di Napoli.
Erano le 10.45 del 10 luglio dell’anno scorso quando padre e figlio, rincasando, hanno trovato all’interno della villa tre individui la cui presenza non lasciava spazio all’immaginazione. È nata una colluttazione perchè i proprietari di casa hanno cercato in tutti i modi di fermare il trio, tra spintoni e calci. Ma la banda è riuscita a guadagnare la porta e a salire in auto: padre e figlio sono rimasti feriti perchè hanno anche tentato di bloccare la vettura, cadendo a terra. Durante la fuga, due dei tre banditi hanno perso il cappello che indossavano e, vista la concitazione del momento, non hanno certo pensato di fermarsi per riprenderli.
Padre e figlio hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri del Nucleo operativo di Spilimbergo che, coordinati dal pm Marco Faion, hanno avviato le indagini. Sono riusciti a rintracciare l’auto con la quale i tre banditi sono fuggiti: una vettura risultata rubata, come le targhe prelevate a Bologna. Un percorso non facile, ma i carabinieri non si sono arresi e sono arrivati fino al campo nomadi di Napoli. Grazie agli uomini del Ris, che attraverso delle tracce organiche prelevate nei cappelli caduti durante la fuga a Spilimbergo sono risaliti al dna di due dei tre rapinatori. Ieri l’arresto del 26enne.