Proteste di piazza anti-divieti, ora tocca a Pordenone: oggi tutti in centro alle 18.30 per chiedere riaperture e ristori

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Redazione
La protesta di Sacile

PORDENONE - Sacile è partita ieri, ma oggi tocca a Pordenone. L’appuntamento è alle 18.30 in piazza XX Settembre, sotto l’egida dell’Ascom ma con il patrocinio morale del Comune. Sarà la protesta più grande della provincia. Ristoratori, baristi, ma non solo. Alle 15, invece, sempre in piazza XX Settembre, si ritroveranno i lavoratori dello sport e della danza. In mattinata la manifestazione in piazza Unità a Trieste, che attirerà tutte le istanze regionali.
I PUNTI
Il messaggio di Ascom è chiaro: «Lasciateci lavorare».

Queste le richieste dei ristoratori, catalizzate dallo chef Carlo Nappo. Si parla della chiusura serale alle 23, di liquidità parametrata ai fatturati, di cassa integrazione estesa almeno sino a quando non si stabilizzerà il flusso del turismo in Europa, della decontribuzione per il 2021 e dell’abbassamento dell’Iva sino al 4 per cento per il prossimo anno. Ancora più importante, però, sarà il messaggio da lanciare: la protesta di oggi pomeriggio, infatti, non rimarrà isolata. «È solo l’inizio - spiega sempre Nappo -, non torneremo sul divano dopo questa manifestazione. Proseguiremo sino all’ottenimento dei nostri diritti». In piazza ci sarà anche il sindaco Ciriani. «Non una protesta ma un’iniziativa ordinata, composta e civile, rigorosamente con mascherina e distanziati. Raccogliendo istanze e preoccupazioni di mondo del commercio, dello sport, della cultura, degli operatori economici. Una manifestazione per chiedere al Governo che i territori possano applicare e modulare le misure a seconda della situazione sanitaria del territorio stesso. Invece questo decreto agisce indistintamente dove il virus morde di più e dove la situazione è sostanzialmente sotto controllo. In questo momento Pordenone non è in emergenza e qui erano sufficienti prescrizioni e protocolli fin qui seguiti da bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre. Al limite si poteva chiedere ai comuni di inasprire sanzioni e controlli. Ma fare un lockdown mascherato qui, adesso, significa deprimere la città e creare un danno sociale e economico». «Abbiamo tutti amici fra i commercianti - è invece il commento di Giovanni Zanolin -. Sappiamo bene dell’estrema difficoltà in cui parecchi si trovano. Come non comprendere perciò l’ansia che li pervade, soprattutto davanti alle restrizioni degli orari di apertura di questi giorni? Ma le istituzioni non devono dare neppure l’impressione di alimentare una condizione sociale grave».

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