Architetto positivo al Covid, notte d'inferno al pronto soccorso: «Lasciato solo e senza acqua»

Mercoledì 13 Luglio 2022
Pronto soccorsi affollati
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PORDENONE - Lui è un noto architetto e artista di Pordenone. Lei, la malattia del biennio che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Il luogo, il Pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria degli Angeli. Il giorno è recente: lunedì 11 luglio. Il protagonista della storia ha il Covid e lo ha scoperto due giorni prima grazie all'esecuzione di un tampone casalingo. Dopo 48 ore, però, il quadro peggiora. Il paziente, che risulta essere stato vaccinato con tre dosi, sente il respiro mancare il mattino appena sveglio. È asmatico e possiede in casa un saturimetro. Misura il livello di saturazione: è a quota 92, basso.
«A quel punto - racconta - chiamo il medico che mi consiglia di andare in Pronto soccorso». Ed è lì che inizia il viaggio tra le difficoltà di un reparto sotto pressione. «Arrivo al Pronto soccorso di Pordenone verso le 17 - racconta - e mi accomodo. Il personale infermieristico esegue subito un'ecografia e i prelievi, ma riferiscono di non avere posto per un'altra sistemazione. Rimango allora seduto su una sedia in attesa del parere di un medico». Passano circa tre ore, secondo il protagonista della storia, ma al suo cospetto si presenta di nuovo un infermiere. «Sono circa le 20 e questa persona sta finendo il turno di lavoro. Mi ripete di aspettare. A mezzanotte - prosegue - vedo il primo e unico medico, che mi ausculta. Mi viene dato un letto, sempre in Pronto soccorso, in attesa dell'infettivologo che sarebbe arrivato il mattino seguente». Cioè ieri. «Durante la notte sono rimasto sempre solo - riferisce - e ho bevuto l'acqua del rubinetto del bagno. Alle sei del mattino è arrivata un'infermiera per altri prelievi, dopodiché a mezzogiorno l'infettivologo ha esaminato da remoto i miei esami. Sono stato dimesso».

 

Ultimo aggiornamento: 17:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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