I primi profughi ucraini in Friuli: «Grazie Italia, lì è l'inferno. Abbiamo salvato i bimbi»

Martedì 1 Marzo 2022 di Marco Agrusti
La famiglia ucraina arrivata a San Vito

Meno di quarant’anni.

Due figli. Negli occhi stanchi non c’è luce, anche se la guerra è almeno fisicamente alle spalle. Lo sguardo è spento, incredulo. «Perché siamo europei», dicono. E sembrava impossibile che essere europei potesse ancora far rima con l’essere rifugiati. Taras Ivoniak, autista, e la moglie Liudmilla, infermiera, sono arrivati ieri mattina a San Vito al Tagliamento. Sono i primi rifugiati ucraini che in Friuli non transitavano e basta (ieri di pullman ne sono passati a decine, a Trieste e Tarvisio), ma che vi si fermavano. Con loro Svitlana, 13 anni, e Taras. Che ne ha solo cinque. E sorride facendo il gesto della “V”. Vittoria. 


L’ODISSEA


È stata la madre dell’uomo, Anna Savchuk, a organizzare la fuga dal teatro di guerra. Fa la badante a San Vito, si è messa in contatto con il sindaco Alberto Bernava. E ieri mattina ha riabbracciato famiglia e nipoti. Il Comune ha accolto i rifugiati prima all’esterno del palasport. «Ci hanno dato le brioches e un po’ d’acqua», ha raccontato Taras, che non parla italiano o inglese ma che “usa” la madre come traduttrice. Poi il trasferimento all’affittacamere “Chiaro di luna”, a Santa Sabina. Lì, finalmente, un pranzo e i racconti. «Veniamo da Leopoli (la città ucraina più vicina alla Polonia, ndr). Prima abbiamo preso un pullman grande verso la Polonia e da lì abbiamo iniziato il viaggio verso l’Italia. Siamo esausti, ma felici. Vogliamo ringraziare il popolo italiano, saremo per sempre grati». «Mio marito fa l’autista, è spesso in Polonia - spiega Liudmilla -. Quando ho iniziato a sentire le bombe ho avuto paura. Gli ho detto “dobbiamo andarcene”. L’abbiamo fatto per i nostri due bambini». La famiglia ucraina che ha raggiunto San Vito è partita da Leopoli il 24 febbraio. I conti sono facili. Ci hanno messo quattro giorni. «Due solo per passare la frontiera tra Ucraina e Polonia», spiegano. 


L’ORRORE


«Non immaginavamo una guerra nel nostro Paese. Ci sentiamo europei - raccontano prima di andare in ospedale per i tamponi anti-Covid -, vogliamo tornare nella nostra Ucraina ma adesso non crediamo nella pace. Putin non la vuole, lui vuole l’Ucraina. Ci affidiamo al nostro presidente Zelensky, che giorno e notte combatte per il nostro futuro». 

Ultimo aggiornamento: 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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