La posta arriva in ritardo, proteste e sindaci pronti a fare una causa

Domenica 19 Gennaio 2020 di Davide Lisetto
Portalettere di oste Italiane da un'immagine di archivio

 PORDENONE - Cassette delle lettere nelle abitazioni ricolme soltanto una volta la settimana. Ritardi della corrispondenza sempre più frequenti e disagi sempre più pesanti. I sindaci dei Comuni più piccoli denunciano una situazione che molti cittadini ritengono ormai intollerabile. E si dicono pronti a passare alle vie di fatto. A guidare la protesta dei primi cittadini (una ventina i Comuni in regione che avevano ricevuto assicurazioni da Poste Italiane) è Markus Maurmair, sindaco di Valvasone Arzene. L’intenzione è quella di procedere con un immediato esposto all’Autorità garante delle concorrenza e del mercato. Ma non si esclude il ricorso alla class action contro Poste Italiane per “ottenere le dovute garanzie sul ripristino del servizio di recapito quotidiano a discapito dell’ingiustificabile utile di Poste”.

LE PROMESSE
Nel novembre 2018 anche diversi sindaci del Friuli occidentale (Valvasone Arzene, Barcis, Cavasso Nuovo, Fanna, Polcenigo, Pravisdomini, San Giorgio della Richinvelda, San Martino al Tagliamento, Vito d’Asio, Vivaro) parteciparono a Roma al primo grande incontro di Poste con i piccoli municipi. In quell’occasione fu sottolineata la “disastrata situazione causata dalla scelta di consegnare la posta a giorni alterni” e consegnata un documento che “richiedeva il ripristino della consegna quotidiana”. Nel maggio scorso, nel Comune di Valvasone, fu organizzato un incontro con una numerosa delegazione di funzionari di Poste. «In quell’occasione - ricorda Maurmair - venne manifestata la massima disponibilità ad accogliere le varie esigenze espresse. E venne annunciata una riorganizzazione del servizio in modo da migliorarlo. Da allora, però, nulla è cambiato e forse la situazione è pure peggiorata. Siamo cadute dalla padella alla brace, con un servizio di recapito neanche più a giornate alterne ma settimanale se non peggio».

IL CASO
E a testimonianza della situazione lo stesso Maurmair rende nota un’esperienza personale. «Lo scorso 2 dicembre mi sono recato - racconta - nel vicino ospedale di San Vito al Tagliamento per una donazione di sangue che prevede l’invio a domicilio dell’esito degli esami. In genere, fino un anno fa, dopo una settimana la missiva spedita dal centro trasfusionale arriva a casa mediante posta. Stavolta però l’attesa si è prolungata e di molto. Ho fatto alcune verifiche scoprendo che l’Azienda sanitaria aveva spedito la lettera il 6 dicembre con una tariffa di 85 centesimi che garantisce nel 90 per cento dei casi, la consegna entro quattro giorni». Invece al sindaco la lettera è arrivata solo il 9 gennaio, dopo oltre un mese. «Verso sera mi sono accorto che, insieme a una decina di altre lettere sbordanti dalla mia cassetta della posta, c’era anche l’esito degli esami del sangue. Un problema che riguarda moltissimi utenti. Il mio è un atto di accusa rispetto ai disagi di un servizio pubblico».

MAXI-UTILI
L’ultima riflessione è sul maxi-utile di Poste. «Il disservizio ancor più grave se si considera che Poste Italiane spa chiuderà i conti del 2019 con un utile superiore al miliardo e oltre di euro tanto che il bilancio al 30 settembre 2019 riporta un utile netto pari a 1.083 milioni di euro.

Sono risorse - sottolinea Maurmair nell’annunciare le azioni legali - che andrebbero in parte reinvestite sui territorio proprio nel recapito».

Ultimo aggiornamento: 14:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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