PORDENONE - Covid e influenza stagionale, quest’anno sarà il momento della “grande convivenza”.
I TIMORI
L’influenza dovrebbe tornare. «Il ceppo individuato - fanno sapere dal Dipartimento di Prevenzione di Pordenone - sembra fortunatamente non così “maligno” come alcuni di quelli che si sono presentati da noi in passato. Ma la convinzione è quella che ci troveremo di fronte a un doppio virus». Della stessa idea, ad esempio, l’infettivologo pordenonese Massimo Crapis. «La ritrovata libertà farà la differenza. Voglio essere chiaro: è un bene per tutti, non mi si fraintenda. Ma la circolazione del virus influenzale assieme al Covid ci sarà e dovremo essere pronti ad affrontare entrambi i problemi. Temiamo inoltre che a causa di un anno senza influenza (lo scorso, ndr) ci possa essere un problema di tipo immunitario. Mi spiego: l’organismo umano potrebbe soffrire di più anche con un virus più debole». Per questo la campagna di vaccinazione antinfluenzale, che in regione partirà come sempre in autunno e che l’anno scorso ha visto numeri in netta crescita rispetto al passato, sarà determinante. Soprattutto nelle fasce più fragili e anziane della popolazione.
IL CONTROLLO
Un’altra operazione determinante sarà quella che dovranno compiere i medici di medicina generale, chiamati a distinguere tra sintomi spesso sovrapponibili. In una stagione che sarà segnata dalla possibile coesistenza tra il Covid e l’influenza, infatti, sarà fondamentale capire al cospetto di quale malattia ci si troverà di fronte. Primo per evitare quarantene inutili e dannose per la vita lavorativa e sociale degli individui; secondo per non impegnare “a vuoto” il Dipartimento di Prevenzione e in generale il sistema ospedaliero. Una doppia sfida, quindi, da cui passerà una buona fetta di quella che viene chiamata la nuova normalità.
LA RICERCA
Di virus e di vaccini ha parlato anche il vertice del centro di ricerca del Burlo Garofolo di Trieste, il professor Maurizio Ruscio. «Proprio la massa di vaccinati - ha spiegato - ha protetto la nostra regione da conseguenze che non esito a definire catastrofiche. Le avremmo viste anche quest’estate, è garantito. La variante che ci terrorizzava - ha proseguito - è stata arginata solamente dall’effetto della vaccinazione di massa. Ma non siamo ancora al sicuro: il Covid è una malattia democratica e fino a quando ad essere vaccinato non sarà il mondo intero sarà difficile ritenerci completamente al sicuro da ulteriori problemi».