Torna la paura dei bivacchi in città
Sicurezza, l'allarme dell'assessore

Giovedì 29 Novembre 2018 di Alberto Comisso
Il Bronx, lo scorso anno dormitorio all'aperto dei migranti
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PORDENONE  - Il decreto sicurezza rischia di far tornare i bivacchi e gli sbandati in città dopo un perido nin cui Pordenone è tornara alla normalità almeno su questo fronte.  A dirlo l'assessore del Comune Emanuele Loperfido. «Il provvedimento va nell’ottica di filtrare meglio gli ingressi nel nostro Paese e, di conseguenza, gli arrivi in città. Il problema è di chi rimane qua, in attesa del riconoscimento della protezione internazionale o dello status di profugo. A quel punto non ha più nulla da perdere».  Il decreto sicurezza, il provvedimento fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che restringe le possibilità di accoglienza degli stranieri e che introduce una serie di nuove norme sulla sicurezza, è stato accolto a Pordenone con qualche perplessità dall’assessore Emanuele Loperfido, colui che in città ha in mano proprio il capitolo della sicurezza. L’obiettivo del decreto Salvini è, senza dubbio, rendere più difficile ai richiedenti asilo restare in Italia, e togliere loro con più facilità lo status di protezione internazionale, in particolare se hanno commesso reati. «Il punto principale, però, è la cancellazione dei permessi di soggiorno umanitari, una delle tre forme di protezione che potevano essere accordate ai richiedenti asilo (insieme all’asilo politico vero e proprio e alla protezione sussidiaria). La protezione umanitaria durava per due anni e dava accesso al lavoro, alle prestazioni sociali e all’edilizia popolare. Al suo posto il decreto introduce una serie di permessi speciali (per protezione sociale, per ragioni di salute, per calamità naturale nel paese d’origine), della durata massima di un anno. Un’altra parte del decreto - va avanti Loperfido - è quella che depotenzia il sistema Sprar, l’accoglienza diffusa gestita dai comuni che serve a fornire ai richiedenti asilo corsi di lingue e altri percorsi di integrazione. Il sistema sarà limitato a coloro che hanno visto accogliere la loro domanda di protezione internazionale; non potranno più invece prendervi parte coloro che sono ancora richiedenti».
I RISCHI
«Questi saranno quindi trasferiti nei centri di accoglienza ordinari, dove attenderanno le decisioni sulle loro domande senza svolgere particolari attività o corsi. Il rischio concreto, tuttavia, è che questi immigrati, senza alcune prospettiva e senza la possibilità di essere rimpatriati (al momento mancano gli accordi bilaterali con gli stati di provenienza, chiosa Loperfido), non soltanto tornino a bivaccare per la città ma che scelgano strade che portano alla delinquenza. «Non avendo sbocchi lavorativi alcuni – sottolinea l’assessore comunale - il rischio è che si possano riversare sul terreno della malavita. Insomma che si dedichino alle attività dello spaccio di sostanze stupefacenti, fenomeno che in città stiamo cercando di controllare e di arginare. Se non godono di alcun riconoscimento, devono essere espulsi dal territorio nazionale. Punto e basta. Altrimenti diventeranno una vera e propria bomba ad orologeria. Sarebbe molto utile un filtraggio all’ingresso del Paese. Accelerando così le pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato o meno». Nonostante a Pordenone i numeri parlino di una diminuzione netta e costante di migranti, sia di quelli ospitati nelle strutture sia di quelli in arrivo - dietro alla netta diminuzione registrata in città non ci sarebbe tanto la mano della politica perseguita dall’amministrazione o dal vicepresidente Salvini, quanto la scelta consapevole dei richiedenti asilo di evitare la burocrazia imposta negli uffici della Destra Tagliamento – il pericolo di un’inversione di tendenza potrebbe essere dietro l’angolo. Il decreto si occupa anche di introdurre una serie di nuove norme in materia di sicurezza che vanno più o meno tutte nel senso di aumentare i poteri a sindaci, prefetti e questori in materia di decoro urbano e tutela dell’ordine pubblico. «Ad esempio - connclude Loperfido - il decreto ampia il cosiddetto daspo urbano, che permette a sindaco e prefetto di multare e allontanare da alcune zone della città persone che mettono a rischio la salute dei cittadini o il decoro urbano». A Pordenone dal 31 dicembre 2017 di provvedimenti ne sono stati già emessi 25.
Alberto Comisso
Ultimo aggiornamento: 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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