San Giorgio oggi il ritorno sulla vetta del campanile

Lunedì 24 Giugno 2019 di Lara Zani
San Giorgio oggi il ritorno sulla vetta del campanile
PORDENONE - Ultime ore a terra per la statua di San Giorgio, che questa mattina dopo le 9 sarà ricollocata al suo posto in cima al campanile, dopo le due giornate nelle quali i pordenonesi hanno potuto ammirarla da vicino e le notti nelle quali è stata vegliata dagli alpini del Gruppo Pordenone Centro. La sua presentazione alla città in occasione della benedizione da parte del vescovo monsignor Giuseppe Pellegrini è stata anche l'occasione per ricordare la storia della statua e dell'intero campanile. A farlo, nella sua relazione, è stato Sergio Dell'Anna, che ha diretto i lavori. «Il campanile di San Giorgio, opera dell'architetto Giovanni Battista Bassi - ha ricordato -, presenta la forma di una spettacolare colonna di stile tuscanico-dorico, con base ottagonale come il capitello sommitale. Costituisce non solo uno dei più riconoscibili simboli della città, ma anche un unicum architettonico e stilistico a livello nazionale. È stato realizzato a partire dal 1852 fino alla cella campanaria in blocchi squadrati di pietra di Aviano, impiegando 49 file di blocchi dell'altezza di 70 centimetri, con muri dello spessore di un metro e 20. Giunti all'anello che forma la base della cella campanaria a quota 41 metri, i lavori furono sospesi per mancanza di risorse e divergenze sul progetto da eseguire».
LA RIPRESA E IL DEGRADOLa sospensione è poi durata fino al 1910, «quando con l'impiego di un nuovo materiale che nel frattempo aveva cominciato a essere impiegato, e cioè il calcestruzzo, di cui quest'opera rappresenta una delle prime applicazioni, si decide di proseguire. Secondo le conoscenze del tempo, l'impasto cementizio presentava caratteristiche e prestazioni simili a una pietra, tanto che veniva chiamato anche pietra artificiale. E per questa ragione il campanile, a somiglianza delle opere in pietra, è stato eseguito senza prevedere alcuna impermeabilizzazione: quando piove, piove dentro».
Questi fatti hanno determinato, secondo l'ingegnere, «un degrado importante della parte sommitale realizzata in impasto cementizio, anche se occorre riconoscere che questa parte è stata realizzata con una concezione strutturale, un'arditezza e una precisione nei dettagli decorativi che lasciano tutt'oggi ammirati. Chi li ha visti da vicino assicura che tutti i dettagli sono eseguiti con una assoluta perfezione».
«I fenomeni di degrado - ha spiegato anche Domenico Ruma della Laar, che ha curato il restauro - sono connaturati con il materiale, cioè l'accoppiamento di ferro e rame porta a un tipo di alterazione che è l'«effetto pila», una forma di degrado di tipo galvanico».
A proposito della storia del campanile e della statua, fra coloro che hanno dato un contributo al lavoro c'è stata Alma Plaia, figlia del fabbro che nel 1961 realizzò la struttura in ferro della statua, che ha messo a disposizione le foto dell'intervento allora eseguito.
Lara Zani
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