Scatta il giro di vite sui rom e sul racket degli accattoni: vertice in prefettura

Mercoledì 20 Giugno 2018 di Marco Agrusti
Giro di vite sui rom
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PORDENONE  - Nessun censimento, non ce n’è bisogno. Nel Friuli Occidentale da tempo si conoscono i numeri dei rom presenti e da qualche anno non esiste più un problema contingente legato alla presenza di campi.  Ma anche nel Pordenonese si proverà a mettere sul tavolo una specie di mappa dell’universo nomade residente entro i confini dell’ex provincia. E scatterà un giro di vite sui nomadi e il racket degli accattoni.   L’impulso, come avviene spesso in questi casi, arriva dalla politica nazionale. L’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che anche ieri ha ribadito di voler “tirare dritto sulla necessità di censire i rom presenti sul territorio italiano”, ha segnato gli ultimi giorni dell’attività del nuovo governo, e anche a Pordenone si pensa a fare il punto della situazione.

RIUNIONE
Oggi in prefettura si terrà una delle classiche riunioni periodiche sulla sicurezza. Come sempre al tavolo ci saranno le forze dell’ordine e i rappresentanti dei Comuni più popolosi e rappresentativi. Si parlerà in genere di sicurezza, ma ci potrà essere spazio anche per un aggiornamento legato proprio alla presenza di cittadini di etnia rom sparsi sul territorio. Ai sindaci, ma anche alle forze dell’ordine, sarà chiesto il polso della situazione. Sotto la lente potranno finire eventuali problemi riscontrati da quelli che a conti fatti sono i primi testimoni di ciò che accade, cioè i sindaci e i rappresentanti dei Comuni. Come detto, non si tratterà di un censimento, ma più concretamente di una riaccensione della luce sulla popolazione rom che ormai da anni si trova stabilmente nella Destra Tagliamento.
LA MAPPA
Un tempo c’era il campo di Azzano Decimo, sgomberato dai carabinieri e dall’allora polizia comunale dell’Aster Sile. Era il 2014. Nell’area della zona industriale si erano accampati un centinaio di nomadi con roulotte, camper e auto di grossa cilindrata. Un problema simile interessava anche il territorio comunale di Pravisdomini, dove in un campo si erano stabiliti 15 rom. Ma la geografia del fenomeno è cambiata notevolmente nel tempo. Il nomadismo a conti fatti non è più tale, almeno per quanto riguarda la realtà relativa all’ex provincia di Pordenone. La maggior parte dei nuclei familiari di etnia rom, infatti, non vive più nei camper e nelle roulotte. Gli eredi delle famiglie più importanti si sono stabiliti in normali villette, concentrate spesso nella stessa zona (il triangolo composto dai comuni di Pasiano, Chions, Azzano Decimo) dove prima si potevano notare i campi abusivi. Ecco allora che anche i potenziali pericoli, avvertiti o realmente documentati, sono lentamente scemati. Oggi però si vuole perlomeno stringere le maglie dei controlli. Il territorio, pur non essendo caratterizzato da campi rom visibili, è comunque alle prese con il fenomeno dell’accattonaggio, che vede in prima linea cittadini nomadi perlopiù provenienti dai paesi dell’Europa dell’est. Le forze dell’ordine quotidianamente sono impegnate nella lotta che punta al mantenimento del decoro urbano - sia in città che nei principali comuni della cintura - e spesso si imbattono in arrivi non tracciabili. La nuova mappa della popolazione rom pordenonese, infatti, si aggiorna di minuto in minuto, e non è sempre facile riuscire ad identificare e dare un nome a tutte le persone di passaggio. E’ la sfida odierna, dal momento che di campi da sgomberare o monitorare non ce n’è più. L’eco dell’iniziativa nazionale, però, è arrivata anche in città. E gli organi preposti al mantenimento della sicurezza focalizzeranno nuovamente l’attenzione sulla popolazione rom, anche se il livello di urbanizzazione della stessa fa dormire sonni relativamente tranquilli ai cittadini e alle autorità che devono difenderli.
Marco Agrusti
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Ultimo aggiornamento: 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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