Sospetta overdose, morta a 26 anni. La mamma: «Ora voglio giustizia»

Giovedì 13 Giugno 2019 di Gabriele Pipia
La vittima Angela Tonus aveva 26 anni, morta per sospetta overdose
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PORDENONE  - «Ciao mamma, sono a casa di amici. Va tutto bene, ma ho il cellulare quasi scarico». È il primo pomeriggio di giovedì 16 maggio. In sottofondo si sente un grande frastuono e la voce al telefono è quella di Angela Tonus, la ventiseienne di Pordenone che vive a Padova da cinque anni. «Ci sentiamo dopo» dice Angela a mamma Antonella. Ma lei e la madre non si sentiranno mai più. La giovane è stata trovata morta la mattina di venerdì 17 maggio in un appartamento di San Giorgio delle Pertiche: si è parlato fin da subito di sospetta overdose e ora è la stessa madre a chiedere giustizia.  «Mia figlia negli anni passati aveva avuto pesanti problemi di tossicodipendenza ma aveva fatto una lunga cura al Serd e stava bene. Non assumeva droga da tempo e si stava rifacendo una vita. Sappiamo che è stata fatta l’autopsia e ora attendiamo notizie. Vogliamo capire cosa sia successo quel giorno». Martedì l’autorità giudiziaria ha dato il nullaosta per la restituzione della salma ai familiari. Il funerale e la sepoltura avverranno ad Umago, in Croazia, dove vive la madre. Sul caso stanno indagando i carabinieri, che hanno denunciato due uomini per omesso soccorso. Ma cosa è successo nelle ultime ore di vita di Angela Tonus? Vogliono saperlo la madre Antonella Tamburlin e un suo grande amico di famiglia, l’uomo padovano che da cinque anni la ospitava. Chiede di mantenere l’anonimato ma ricostruisce minuziosamente gli ultimi giorni di vita di Angela. Di lei sa moltissime cose, visto che si era preso cura della ragazza dopo averla recuperata alla stazione di Padova, quando la giovane era senza un tetto e trovava rifugio nei vagoni abbandonati dei treni-merci. «È una ragazza che ha avuto un’infanzia difficile, ma il peggio era ormai alle spalle - racconta l’uomo-. L’ho ospitata per cinque anni a casa mia, tra l’Arcella e Pontevigodarzere, perché sono un grande amico del padre e volevo darle una mano. Da sette mesi Angela non assumeva più alcun tipo di droga. La accompagnavo al Sert dove lei prendeva le boccette di metadone. Faceva analisi costanti ed era sempre sotto controllo». 
SENZA CHIAVI
Quel maledetto mercoledì lui era fuori Padova per motivi di lavoro. «Angela mi ha chiamato - ricorda - perché era andata a fare un giro in bicicletta ed era rimasta senza chiavi di casa. Io le ho spiegato dove lascio sempre un paio di chiavi di riserva. A casa però lei non è mai tornata. So solo che nel pomeriggio la madre l’ha chiamata e lei le ha raccontato di essere a casa di amici. Probabilmente qualcuno l’ha caricata in macchina e portata ad un festino in quell’appartamento. L’unica altra certezza è che l’ultimo accesso su WhatsApp è stato a mezzanotte e sette minuti, nella notte tra mercoledì e giovedì. Temo che in quell’occasione qualcuno le abbia consegnato una dose di droga fatale. Aspetto di sapere la verità». 
L’APPELLO
A 240 chilometri di distanza da Padova, anche la madre Antonella attende notizie. «Vivo in Croazia da nove anni, ma io e mia figlia eravamo in costante contatto. Ci eravamo viste un mese prima qui ad Umago e stavamo pianificando una bella vacanza assieme. Lei sognava due cose: un viaggio in Spagna e una bella cena con i tartufi. Angela stava cercando un lavoro e mi confidava che aveva paura di tornare a Padova proprio perché temeva di ricadere nel tunnel della droga». Quel pomeriggio la madre aveva sentito tanta confusione e si era preoccupata. «Dopo quella telefonata ho chiamata Angela altre mille volte, ma il telefono risultava sempre staccato. Ora desidero solamente vedere per l’ultima volta mia figlia: fino ad ora non ci è stato permesso. E aspetto di conoscere la verità su quello che è successo».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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