Innestano un dito donato da un morto: l'operazione chirurgica a Pordenone

Giovedì 30 Maggio 2019 di Lara Zani
Innestano un dito donato da un morto: l'operazione chirurgica a Pordenone
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PORDENONE - Importante traguardo per l'ospedale di Pordenone: è stato eseguito, nella struttura complessa di Chirurgia della mano diretta dal Alberto De Mas, un innesto osseo da donatore cadavere di un'articolazione completa di capsula e legamenti. Il delicato intervento è stato effettuato su un paziente che, in seguito a un incidente, aveva riportato un'amputazione a una mano sulla quale non era possibile intervenire con una protesi. 
LA TECNICASi è proceduto con l'innesto di un'articolazione proveniente da un piede. Si è trattato di una sorta di soluzione obbligata: «L'innesto da donatore cadavere - spiega infatti De Mas - è stata una strada inevitabile da percorrere, in quanto nulla in commercio era in grado di riparare la lesione». Il paziente sottoposto all'intervento aveva subito qualche mese fa un grave trauma da schiacciamento con un danno piuttosto esteso che aveva coinvolto sostanzialmente l'intera mano, con amputazione traumatica, non recuperabile, del quinto dito, una decapitazione del quarto raggio a livello dell'articolazione metacarpo falangea, cioè alla base del dito, con una estesa perdita di sostanza ossea non ricostruibile né nell'immediato, né a distanza di tempo. Era infatti troppo estesa perché si potessero utilizzare le protesi attualmente in commercio. L'intervento è stato eseguito dal dottor Giorgio Udali dell'equipe di Chirurgia della mano di Pordenone, un'eccellenza dell'ospedale pordenonese, che ha preso in carico il paziente a partire dal giorno stesso in cui aveva subito il trauma. Per bonificare la sede della lesione, che presentava un'estesa mortificazione dei tessuti, è stato applicato per un periodo di quattro mesi uno spaziatore di cemento opportunamente modellato. A quel punto è entrata in gioco la banca dei tessuti, ossia una delle strutture sanitarie pubbliche - oltre una trentina in tutto - dislocate sul territorio nazionale che hanno il compito di conservare e distribuire i tessuti destinati al trapianto, certificandone l'idoneità e la sicurezza. La banca dei tessuti di Treviso ha procurato un'articolazione del piede: a quel punto è stato possibile fissare con viti l'innesto.
IL DECORSOUn intervento di grande precisione, dal momento che è necessario ottenere una lunghezza adeguata del dito e una sua adeguata rotazione, che consentano la chiusura della mano. Ora la mobilità dell'articolazione dipenderà dal recupero dei tendini, dalla prevenzione dell'edema post-chirurgico e dalla riabilitazione. Bisognerà aspettare che i tessuti impiantati si fissino e, a quel punto, iniziare quanto prima una riabilitazione: «L'innesto potrà dare segni di consolidamento non prima di quattro-sei mesi. Nel migliore dei risultati sarà possibile restituire un movimento valido, quasi completo, al secondo raggio della mano destra del paziente. Seguiremo l'evoluzione del consolidamento con delle radiografie a distanza di 40 - 90 giorni», conclude Alberto De Mas.
Lara Zani
Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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