Stretta sui negozi etnici in città, a chi sgarra sanzione dell'orario ridotto

Venerdì 30 Novembre 2018 di Marco Agrusti
La chiusura della macelleria in via Fratelli Bandiera
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 PORDENONE - La lite finita a coltellate di una settimana fa, andata in scena tra via Fratelli Bandiera e piazza Risorgimento, ha riacceso la spia sul cruscotto. Il decreto sicurezza, diventato legge dello Stato grazie al voto favorevole incassato dal governo alla Camera, ha dato le chiavi per accendere il quadro. E ora il Comune si prepara a un’operazione su vasta scala finalizzata all’intensificazione del controllo nei confronti dei cosiddetti “negozi etnici”, che a Pordenone sono circa una cinquantina. Il tema è disciplinato con (relativa) chiarezza proprio nel decreto sicurezza, che prevede l’attribuzione di competenze specifiche ai Comuni, i quali potranno decidere di limitare l’orario di apertura degli esercizi commerciali in caso di aggregazioni notturne ripetute e comprovate.   «Abbiamo una nuova arma a disposizione - ha spiegato ieri Alessandro Ciriani, sindaco di Pordenone - che ci permetterà di attuare un’operazione di controllo capillare delle attività svolte all’interno e all’esterno dei negozi etnici della città. Chi disturba oltre l’orario di apertura normale, chi trasforma un negozio in un centro di confusione e degrado potrà veder calare la mannaia del Comune». Sono queste le parole utilizzate dal primo cittadino, il quale ha annunciato anche il secondo step dell’operazione: «Agiremo anche con le norme urbanistiche: la riqualificazione di alcune zone della città permetterà di erigere barriere automatiche di fronte alle attività di bassa qualità. Un quartiere più bello indurrà certamente gli investitori privati all’apertura di negozi di un certo livello, disincentivando la presenza di attività commerciali di qualità inferiore». Il decreto sicurezza in poche parole offre solo un’arma in più, ma il Comune aveva già intenzione di procedere sulla strada dell’intensificazione dei controlli. Si va dal rispetto delle norme igienico-sanitarie agli schiamazzi notturni, sino alle risse che negli ultimi mesi si sono verificate nei pressi di alcuni esercizi commerciali del centro gestiti da cittadini stranieri. Sono i cosiddetti “negozi etnici”, che ora finiscono sotto la lente. 
LA MAPPA
Simone Polesello, leader locale della Lega, analizza anche quali sono le zone della città che sentono maggiormente il problema: «L’area di viale Marconi - spiega -, ma anche il dedalo di vie attorno a piazza Risorgimento, ecco dove intervenire. Grazie al nuovo decreto si potrà capire meglio quali siano le attività svolte dietro al bancone e sarà possibile prevenire e contrastare eventuali pratiche illecite sotto qualsiasi punto di vista». La lente d’ingrandimento sarà posizionata sui negozi etnici non solo nelle ore serali, quando aumenta il rischio che si verifichino risse o episodi di violenza in generale, ma anche durante il giorno, per verificare che tutte le norme legate al commercio - soprattutto di alimenti - e al lavoro siano effettivamente rispettate. In campo ci saranno anche gli uomini della polizia locale, mentre è garantita la regia di Prefettura e Questura, istituzioni già attive su questo fronte. La costellazione di negozi etnici pordenonesi comprende ad esempio le macellerie di carne halal, gestite da cittadini musulmani che seguono le regole islamiche di macellazione, i vari venditori di kebab ma anche i negozi gestiti dai tanti titolari di nazionalità cinese che nel tempo hanno investito rilevando bar e piccoli ristoranti dai vecchi proprietari italiani. La parola d’ordine sarà univoca: legalità. E la tolleranza zero sarà il filo che guiderà il Comune verso l’obiettivo.
Marco Agrusti
Ultimo aggiornamento: 07:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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