Patto per la sicurezza: le guardie mediche saranno difese dagli alpini

Domenica 24 Giugno 2018 di Alessandra Betto
Guardie mediche difese dagli alpini
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PORDENONE - Gli alpini a difesa delle guardie mediche. Un progetto pilota che vede Pordenone quale capofila. Il protocollo sarà firmato sabato prossimo a Casarsa. In pratica gli alpini dell'Ana scorteranno i medici durante la notte a fare le visite ai pazienti e resteranno in ambulatorio  per l'intero turno notturno. Il patto sulla sicurezza sarà stipulato tra Azienda per l’assistenza sanitaria 5 “Friuli Occidentale”, Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri e Associazione nazionale Alpini, sezione di Pordenone, in forza del quale le guardie mediche verranno scortate dalle “penne nere” . Il protocollo sperimentale (dal primo luglio e fino alla fine di quest’anno) prevede l’accompagnamento in alcuni spostamenti e il presidio stabile in alcuni siti di medici e operatori delle guardie mediche da parte degli alpini volontari.

PRIMA VOLTA
Pordenone è la prima realtà pilota che darà vita a un’iniziativa di questa portata che ha l’obiettivo di tutelare e dare supporto agli operatori di continuità assistenziale (ex guardia medica) della provincia che spesso lavorano in condizioni di scarsa sicurezza, la notte, in solitudine e a volte in zone disagiate. Non a caso si sono verificate anche aggressioni soprattutto nei presidi più isolati del territorio. Gli operatori di continuità assistenziale, che erogano in particolare visite ambulatoriali, consulenze telefoniche e visite domiciliari, nel corso della loro attività possono trovarsi esposti a situazioni di rischio legate agli orari, alla collocazione isolata delle sedi di attività e alla viabilità per effettuare visite a domicilio spesso in zone montane.

IL PROTOCOLLO
La Aas5 vuole così sviluppare iniziative dirette ad assicurare la regolare erogazione dei servizi sanitari in un clima di serenità, tranquillità e sicurezza, in collaborazione con le associazioni e le organizzazioni del terzo settore; non secondario, il protocollo persegue, attraverso la valorizzazione del volontariato e dell’impegno delle associazioni locali, un obbiettivo rilevante in direzione della promozione della salute della comunità e pertanto la sua adozione rientra tra le finalità della Aas5. Per tutti questi motivi, il protocollo introduce un efficace ed integrato sistema di accompagnamento e supporto agli operatori di continuità assistenziale che consiste nella definizione di «procedure uniformi di presenza con i volontari dell’Associazione nazionale alpini di Pordenone nelle sedi di continuità assistenziale e di accompagnamento degli operatori di continuità assistenziale nelle relative sedi e nelle attività esterne, in modo tale da restituire un servizio completo dalla duplice finalità: presenza autorevole dei volontari dell’Ana di Pordenone nelle sedi di continuità assistenziale; supporto nei confronti degli operatori di continuità assistenziale e degli utenti del servizio di continuità assistenziale, condivisa con gli enti coinvolti».

LA PROTEZIONE
Entrando nel concreto, l’attività degli Alpini consisterà in azione di compagnia nella sede del medico di continuità assistenziale. Ovviamente manterrà sempre la distanza di rispetto e non presenzierà alla visita medica, in caso di necessità attiverà le Forze dell’ordine, Ma non è tutto. Accompagnerà in auto il medico dalla sede della continuità assistenziale alla destinazione dell’abitazione del paziente; avrà una azione di facilitatore della percorrenza del tratto stradale in quanto conoscitore dei luoghi, ma sempre nel rispetto della privacy degli utenti. Gli Alpini ammessi a svolgere questo servizio volontario, riporta il testo del protocollo, dovranno avere le seguenti caratteristiche: Fascia di età orientativamente fra i 30 e i 65 anni; residenza in area limitrofa alla sede di Continuità Assistenziale; buona condotta morale e sociale; stato di buona salute; possesso di patente di guida categoria b; precedenti esperienze di volontariato; motivazione del volontario alpino alla scelta del progetto e condivisione degli obiettivi dell’iniziativa». Il comitato scientifico che sta predisponendo la scaletta degli interventi e i lavori della giornata, sta pensando di invitare un testimonial ad hoc, ossia un operatore sanitario impiegato nella guardia medica che ha subito un aggressione. Purtroppo, si tratta di eventi non rari nonostante la presenza dei sistemi di videosorveglianza in quasi tutti i presidi sanitari.
Ultimo aggiornamento: 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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