Coppia di sposi rifiutò i certificati elettorali: i documenti ritrovati dopo quarant'anni

Domenica 19 Maggio 2019 di Dario Furlan
I vecchi certificati elettorali ritrovati in un faldone
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PORDENONE - In questi periodi si assiste sovente a lavoratori in odor di licenziamento a causa di delocalizzazione che (vista l’incapacità di Stato e amministratori locali a garantire l’occupazione) per protesta bruciano le proprie tessere elettorali. Gesti eclatanti a favore di telecamera, oramai routinari. Quarant'anni fa ci furono due giovani coniugi che (senza cercare clamori sui media locali) decisero di restituire i rispettivi tagliandi elettorali al Municipio di Pordenone, quale gesto estremo avverso il Comune stesso, reo di non concedere spazio vitale per allargare le proprie mura domestiche, dato che nel frattempo erano venute alla luce due bambine.  La corrispondenza rintracciabile all’archivio storico inizia nel maggio del 1979 (alla vigilia di elezioni politiche ed Europee) allorché con una accorata lettera indirizzata al primo cittadino, il capofamiglia illustra la sua drammatica situazione: “ho bisogno di costruire almeno una stanza, ma secondo le leggi vigenti la nostra casa non è più ampliabile. Intanto però io, mia moglie e le nostre due bambine di 6 anni e di un mese siamo costretti a dormire in un’unica camera da letto. Da ben cinque anni ho richiesto ripetutamente agli uffici tecnici comunali di poter costruire, ma le risposte sono sempre state negative. E allora noi genitori fino a quando dovremo tenere in camera con noi le nostre figlie? Forse finché si sposano? Lo scorso marzo le ho già inviato una raccomandata per un suo intervento diretto sulla situazione, annunciandole che se il mio caso non trovava soluzione avrei restituito i certificati elettorali. La risposta da lei non è pervenuta e perciò, mantenendo la parola data, le allego i certificati mio e di mia moglie, anche se con ciò ci dispiace di non poter recarci al voto”.
BOTTA E RISPOSTA
In un primo momento L’ufficio tecnico comunale risponde chiedendo al capofamiglia di presentarsi con urgenza in Municipio “... per affari che la riguardano”. Successivamente, l’architetto responsabile del procedimento riferisce al sindaco che l’esposto del cittadino (residente in frazione di Villanova) non può essere accolto, in quanto “l’edificio ricade in zona agricola, e un suo eventuale ampliamento non può essere concesso dato che lo stesso è già stato in precedenza ampliato nella misura superiore a un terzo del volume preesistente, che costituisce il limite imposto dalle norme tecniche del Piano Regolatore Generale”. Solo a questo punto (precisamente due mesi dopo) il primo cittadino, avvocato Glauco Moro, comunica al residente che “debbo purtroppo ribadirle che non vi è alcuna possibilità di soddisfare la sua richiesta, e ciò sulla base degli attuali strumenti urbanistici. E in qualità di sindaco sono tenuto a rispettare le norme stabilite dalla legge e dal consiglio comunale”.
I CIMELI
A distanza di quarantanni quei due certificati che consentivano di esercitare il voto sono sepolti in un faldone nei sotterranei dell’Archivio storico di Torre. Per la cronaca, le elezioni politiche si tennero il 3 giugno 1979, mentre quelle dei rappresentanti dell’Italia al parlamento europeo il successivo 10 giugno.
Dario Furlan
Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 11:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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