Bancarotta Onda contestati 7,9 milioni di ricavi inesistenti

Martedì 4 Giugno 2019
Bancarotta Onda contestati 7,9 milioni di ricavi inesistenti
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PORDENONE Sviluppi inaspettati nel processo per la presunta bancarotta della Onda Communication Spa fondata dal presidente degli industriali di Pordenone, Michelangelo Agrusti. La Procura ha modificato il capo di imputazione ipotizzando ricavi inesistenti per 7,9 milioni di euro nel bilancio relativo all'anno 2010. Il procedimento penale coinvolge - oltre ad Agrusti in qualità del presidente del Consiglio d'amministrazione - anche l'allora amministratore delegato Giuseppe D'Anna, di Trieste e il pordenonese Giorgio Costacurta, componente del Cda. Il processo si sta celebrando in udienza preliminare.
 
Si tratta di un rito abbreviato condizionato all'esame di tre consulenti della difesa e all'audizione di D'Anna, pertanto si sarebbe dovuto discutere soltanto su ciò che era agli atti. Ieri doveva essere sentito l'amministratore delegato della società fallita il 19 novembre 2013. Ma alla luce di quanto emerso dall'audizione dei consulenti, nel corso della penultima udienza, il pm Monica Carraturo ha disposto un'integrazione istruttoria ravvisando ulteriori fatti di bancarotta fraudolenta e modificando il capo di imputazione. I difensori - gli avvocati Bruno Malattia, Elisa Carnieletto e Pierluigi Tornago - hanno chiesto termine a difesa per valutare il nuovo capo di imputazione e impostare nuove strategie processuali. Il gup Rodolfo Piccin ha dato tempo fino al 16 settembre, quando si tornerà in aula.
L'IMPUTAZIONE
Secondo la Procura, gli imputati avrebbero aggravato il dissesto della Onda astenendosi dal chiedere il fallimento. Già dal 31 agosto 2009 la società di Roveredo si sarebbe trovata in stato di insolvenza, con un deficit patrimoniale di 1,5 milioni, e avrebbe esposto nei bilanci ricavi inesistenti per 7,1 milioni (buona parte dei quali oggetto del processo per frode fiscale chiuso con le assoluzioni). Quei ricavi, nel capo d'imputazione modificato, sono saliti a 7.944.923 euro. Si tratta di fatturazioni relative soprattutto a merce consegnata a Telecom Italia e Zte Corporation. Nella ricostruzione degli inquirenti, per far sopravvivere la società sarebbe stato commesso un falso in bilancio per non far apparire le perdite, indicando crediti per imposte anticipate che non avrebbero dovuto essere iscritti e iscrivendo una sopravvenienza attiva per il lodo Ericsson pari a 2,2 milioni.
LA DIFESA
La difesa è pronta a controbattere sia nel merito sia per quanto riguarda i motivi procedurali. «L'impressione - è stato il commento dell'avvocato Malattia - è che la Procura di Pordenone si trovi in difficoltà e, avendo il timore che non avrebbe ottenuto alcun risultato sulla base dell'imputazione contestata ad Agrusti, cerchi ora di deviare dal suo originario percorso e dai limiti che presiedono al giudizio abbreviato». Sulla modifica apportata al capo di imputazione Malattia ancora non si sbilancia: «Esamineremo con la dovuta attenzione e serenità anche questa ulteriore mossa della Procura, alla quale non mancheremo di replicare». I difensori, oltre alle consulenze discusse in aula per smontare le accuse, ha già depositato documenti che ricostruiscono contabilità, comunicazioni e movimenti bancari della società.
C.A.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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