Il Covid non ferma la Roncadin: "sfornati" 105milioni di pizze in un anno nel colosso di Meduno

Giovedì 30 Dicembre 2021 di Davide Lisetto
Roncadin, colosso delle pizze surgelate a Meduno

PORDENONE - Superati i 105 milioni di pizze prodotte, con un aumento del 5 per cento rispetto all'anno precedente. Alla Roncadin di Meduno la pandemia non mette il freno. Anzi, il colosso delle pizze surgelate non ha alcuna intenzione di fermare la crescita. «Rispetto alla produzione e ai numeri - racconta Dario Roncadin, l'amministratore delegato che disegna un bilancio dell'anno svelando qualche progetto futuro - è stato un anno senz'altro positivo. È stato però anche un anno difficile per l'emergenza sanitaria e le regole del Green pass che hanno visto alti tassi di assenteismo.

Per questo nel 2022 - afferma l'imprenditore - assumeremo almeno 120 nuovi addetti: puntiamo ad aumentare la produzione annuale di altri venti milioni di pizze».


Qual è stato il momento più difficile di questo 2021 che va in archivio?
«Sicuramente l'introduzione dell'obbligo del Green pass dal 15 ottobre scorso che ha segnato un elevato numero di assenze tra il personale. Soprattutto in produzione, tra i circa 500 addetti siamo arrivati a punte 60 assenti. Ci sono state alcune giornate in cui si è registrato un 20, 25% di personale mancante. Un dato che ha caratterizzato tutta l'area pedemontana. Quando in media l'assenteismo non superava l'8%».
C'era stato anche l'allarme sulla possibile necessità di fermare alcuni impianti e attivare la cassa integrazione.

Ora qual è la situazione?
«Fortunatamente non abbiamo usufruito della cassa. Attualmente ci sono 15 dipendenti sospesi in quanto non vaccinati e contrari pure al tampone. Ci sono poi più di 50 dipendenti che fanno i test per ottenere il Green pass: questo però comporta un elevato tasso di assenze, in particolare al venerdì. Ci sono giorni in cui ancora adesso mancano quasi 60 persone, il che significa due squadre-turno. E questo nonostante abbiamo aperto in fabbrica un Punto d'ascolto con medici esperti per spiegare e chiarire i dubbi alle persone. Qualcuno ha cambiato idea, ma resta uno zoccolo duro di contrari».


Avete in programma circa 120 assunzioni. Come pensate di trovare nuovi operai vista la difficoltà a reperire manodopera?
«Per superare le attuali difficoltà avremmo bisogno di almeno 120 nuovi addetti. Stiamo pensando a un contratto particolare, quattro giorni la settimana compresi sabato e domenica così saturiamo le linee di produzione sulle quali negli ultimi dieci anni abbiamo investito oltre 80 milioni. È difficile trovare lavoratori in regione. Cercheremo anche tra gli stranieri, in azienda oggi sono pochissimi. Stiamo pensando di offrire l'alloggio a chi sarà disponibile a venire a lavorare. Ne stiamo discutendo con il territorio, potrebbe essere un piccolo volano economico viste le molte case sfitte e gli alberghi vuoti».


Quali i Paesi che in pandemia hanno mangiato più pizze made in Italy?
«Non sembri strano, ma quest'anno un forte aumento lo abbiamo registrato proprio nel mercato italiano: molte famiglie preferiscono ancora consumare la pizza a casa. Ma importanti incrementi di domanda li abbiamo avuti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania. Sono i nostri mercati di maggiore riferimento per l'export. Anche se non sono mancate le difficoltà logistiche. Per spedire un container con 30mila pizze negli Usa prima il costo era di 6mila dollari, quest'anno è raddoppiato a 12mila».


Ecco, il nodo dei costi delle materie prime e della logistica. Come impatta su un'azienda agroalimentare?
«Tutti i prodotti hanno subito pesanti rincari. Sia quelli con filiere più internazionali come le farine. Ma anche prodotti più locali, come mozzarelle e pomodori, sono aumentati per l'incremento dei costi di produzione. Aumenti anche del 15, 20%. E con la grande distribuzione è difficile rivedere i contratti facendo digerire gli aumenti, perciò abbiamo lavorato con margini decisamente più ridotti».


E ora, in vista del nuovo anno, si aggiunge il rincaro dei costi energetici.
«È chiaro che per un'azienda come la nostra a pesare drammaticamente di più sarà il prezzo del gas. Se prima la spesa annua per il gas era di circa 600 mila euro, facendo due conti, passeremo a un milione e 800 mila euro: un costo che triplica. I super-rincari, in genere, hanno portato nel bilancio 2021 otto milioni di costi in più, non è sostenibili a lungo».


Oltre ai progetti c'è un sogno per il prossimo anno?
«Il sogno c'è, ma credo che i tempi non siano maturi. Il progetto è quello di ampliare l'area aziendale per realizzare strutture e servizi per la fabbrica visitabile. Un progetto per attrarre turisti nel territorio già abbozzato ma che la pandemia ha rallentato. Sono certo che entro il 2024 sarà realtà».

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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