Pillole contro il Covid, è flop: i medici non le prescrivono, magazzini pieni di scorte

Mercoledì 6 Aprile 2022
Farmaci contro il Covid

UDINE - In provincia di Udine le pillole che escono dalla confezione sono meno di dieci in una settimana. Qualcosa di meglio si riesce a fare a Pordenone, con una trentina di somministrazioni ogni sette giorni. In ogni caso siamo ben lontani sia dagli obiettivi che dalle speranze. Quello delle terapie anti-Covid (che non rappresentano un'alternativa al vaccino, è bene ricordarlo) si configura come un mezzo fallimento.

La maggior parte dei prodotti, infatti, rimane ancora oggi nei magazzini delle Aziende sanitarie. E va ancora peggio per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali, che in Friuli Venezia Giulia non stanno nemmeno più arrivando a causa di problemi nella catena di approvvigionamento.

LE PASTIGLIE
Si parte dalle due pillole entrate in commercio: quella prodotta dalla Merck (più versatile ma meno efficace, dal momento che si parla di un 50 per cento di successo terapeutico) e quella sviluppata dal colosso Pfizer. «Spesso non riusciamo a prescrivere gli antivirali - spiega l'infettivologo udinese Carlo Tascini -, perché i pazienti arrivano al settimo-ottavo giorno dall'inizio dei sintomi e il protocollo è chiaro: il farmaco va somministrato entro i cinque giorni dall'insorgenza delle avvisaglie della malattia. Altrimenti non serve». Così, tra tutti e due i prodotti, le prescrizioni non superano la decina sui sette giorni. Un numero bassissimo considerate le potenzialità anti-ricovero dei farmaci, che sono statti studiati proprio per tenere i pazienti fuori dagli ospedali. «Il consiglio - spiega ancora Tascini - è quello di non attendere, di contattare subito il proprio medico di base alla prima comparsa dei sintomi. Troppo spesso i pazienti aspettano e arrivano quando ormai non possiamo più dare loro gli antivirali».

DESTRA TAGLIAMENTO
A Pordenone le cose vanno un po' meglio e ne parla l'infettivologo Massimo Crapis, a capo della struttura complessa dell'ospedale. «C'è un buon raccordo con i medici di base per quanto riguarda la segnalazione dei pazienti a rischio e le tempistiche relative ai sintomi. Ma si fa comunque meno di quanto si potrebbe. Va considerata una difficoltà in più per quanto riguarda la pillola prodotta dalla Pfizer, che ha molte interazioni con altri trattamenti terapeutici». In ogni caso nel Pordenone si riescono almeno a prescrivere 5-6 trattamenti al giorno durante i feriali. Meglio che a Udine, dove il territorio vasto sfavorisce la comunicazione immediata tra gli anelli della catena, fino ai reparti specializzati degli ospedali. Sia la pillola Merck che la sorella della Pfizer devono essere prescritte a pazienti con un'elevata fragilità. Si parla ad esempio dei diabetici, dei trapiantati, delle persone con una compromissione grave del sistema immunitario. Pazienti sui quali il vaccino di solito non è sufficiente.

GLI ANTICORPI
Un capitolo a parte lo meritano gli anticorpi monoclonali. Sono arrivati sul mercato praticamente in contemporanea rispetto ai principali vaccini e rappresentavano la speranza numero due nella lotta al Covid. Ma in Friuli Venezia Giulia, oltre a non essere mai decollati, ora non arrivano nemmeno più. Lo conferma sempre l'infettivologo Carlo Tas cini. «Il Sotrovimab (è il monoclonale più diffuso e attualmente più efficace sul mercato, ndr) è finito, non ne abbiamo più e non sta più arrivando». Sarebbe una valida arma, dal momento che dovrebbe essere somministrato entro i primi sette giorni (non cinque) dall'insorgenza dei sintomi del Covid. Si parla di una crisi dell'approvvigionamento, con una ripresa programmata solamente nel mese di maggio.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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