Fazioli, il sogno del suono perfetto: l'azienda di Sacile che con i suoi pianoforti ha conquistato il mondo

Mercoledì 23 Giugno 2021 di Valentina Silvestrini
Azienda di Sacile che con i suoi pianoforti ha conquistato il mondo

Compie quarant'anni l'azienda che da Sacile ha conquistato i palcoscenici e i pianisti di tutto il mondo per la qualità dei pianoforti. Una ricerca di perfezione iniziata da un ragazzino che ritagliò da un foglio in compensato una striscia lunga quanto una tastiera.


Erano gli anni Cinquanta, aveva da poco iniziato a prendere lezioni di pianoforte, quando Paolo Fazioli ragazzino sagomò e ritagliò da un foglio in compensato di legno una striscia lunga e larga quanto una tastiera. Vi disegnò sopra ottantotto tasti bianchi e neri e iniziò quel gioco al pianoforte che nel 1981 lo portò a costruire e vendere il suo primo prototipo e fondare il marchio Fazioli.

Oggi i suoi strumenti si trovano nelle sale concerto in tutto il mondo, vengono preferiti da artisti di chiara fama e nei più importanti Concorsi.


L'azienda avviata a Sacile, dove aveva sede una delle succursali dell'impresa di famiglia, compie quarant'anni e nell'occasione si è raccontata nei dettagli nel libro Dal sogno al suono, pubblicato da Rizzoli, con testi a cura del critico e musicologo Sandro Cappelletto, prefazione del jazzista Herbie Hancock. «È una storia che non si poteva non raccontare - spiega Cappelletto -. Da nessuna parte era scritto che un ragazzino nato nel 1944 in una famiglia di industriali a Forte Bravetta di Roma (luogo noto a molti italiani, dove fu ucciso don Giuseppe Morosini, prete interpretato da Aldo Fabrizi nel film Roma Città Aperta), potesse dare vita a una impresa come questa, nel nord Italia, a Sacile». La passione nasce da adolescente. Paolo a dieci anni rimane orfano della madre Delfina. Si prende cura di lui la moglie del fratello maggiore, che per arricchire quella giornate lunghe e solitarie fa la proposta: Ti piacerebbe suonare il pianoforte?. La domanda dà avvio a una passione. Inizia gli studi sul terribile primo pianoforte verticale. Prosegue poi con il maestro Sergio Cafaro (cugino di Bruno Canino e allievo di Goffredo Petrassi) al Conservatorio di Pesaro. Il diploma musicale arriva poi, più o meno in contemporanea con la laurea in ingegneria, con una tesi sui materiali leggeri, termici e acustici, nell'edilizia.
Paolo frequenta le sale concerto romane, poi milanesi e torinesi quando inizia a lavorare nello stabilimento prima lombardo poi piemontese di famiglia. A Milano, avviene l'incontro con Riccardo Risaliti, didatta rispettato da tutti, decisivo nell'avvio dell'azienda. Convinse i fratelli maggiori di Paolo - già imprenditori proprietari di una grande industria di mobili di alta gamma, editori di una rivista di design - a concedergli 200 metri quadri in uno dei magazzini a Sacile in provincia di Pordenone. Quel «non avevo più dubbi. Volevo costruire pianoforti» di Paolo Fazioli convince tutti.


«Un ingegnere che si diploma anche al Conservatorio in pianoforte, si mette a costruire pianoforti proprio nel momento in cui in Italia tutti smettono di farlo sopraffatti dalla concorrenza. Ma lui cercava un altro suono, pertanto cerca il miglior artigiano, il miglior tecnologo del legno, il miglior fisico acustico italiano. Li coinvolge nel sogno del suo suono» prosegue Cappelletto. Un misto di audacia e di follia che trova supporto in Risaliti: «La memoria - confida Risaliti a Cappelletto nel libro - andava al precedente del padovano Bartolomeo Cristofori, che nella Firenze del primo Settecento gettò le basi tecniche per il passaggio dal clavicembalo al pianoforte moderno, capace però di suonare piano e forte. Pensai anche a Muzio Clementi, il compositore e pianista romano che suonò con Mozart in una celebre sfida a Vienna, conobbe Beethoven e a Londra iniziò a costruire e vendere pianoforti. Quell'ingegnere romano trasferito al Nord, poteva essere il terzo italiano a tentare l'impresa?».


L'impresa si compie in una alleanza artigianale: «Ero ancora incerto se avviare l'attività a Roma o a Sacile, ma la preferenza di Lino (Lino Tiveron, trevigiano, artigiano esperto e calmo, uomo serio e affidabile, nda) che chiedeva di non allontanarsi troppo da Treviso e la vicinanza della futura fabbrica a Venezia sciolsero l'ultimo dubbio. Guglielmo Giordano, Pietro Righini, Riccardo Risaliti, Lino e Pierluigi Tiveron. I cinque dadi da gettare sul tavolo c'erano tutti. Ora bisognava trovare il luogo dove iniziare la partita» prosegue Cappelletto.
L'obiettivo è trovare il suono, ricco di luce e colori, in una «azienda intesa come luogo di cultura, in cui la qualità del prodotto è anche la qualità dello stare in fabbrica. È un modo di fare impresa che dà testimonianza di una specifica tradizione italiana». «Fazioli rischiò tutto andando dritto nella bocca dei leoni, da subito. Caricò il suo primo prototipo di pianoforte su un furgone e lo portò alla Fiera di Francoforte. Lì si giocò tutto, e iniziò a conquistare l'interesse degli addetti ai lavori. L'itinerario di questa azienda fonda sull'eccellenza dei collaboratori ma diventa anche una storia sociale nel momento in cui mano a mano anche le istituzioni iniziano a dargli fiducia, dal Comune di Sacile con cui organizzò i primi concerti ai quali invitava importanti pianisti facendo suonare loro il suo strumento al Teatro Comunale di Monfalcone dove Carlo De Incontrera decise di acquistare un Fazioli per le stagioni concertistiche» spiega Cappelletto.


Nel libro, la narrazione sulla nascita del marchio Fazioli si accosta alla vicenda personale del fondatore con una lunga densa intervista sul legno, materia del suono che dà corpo al piano, l'abete di risonanza da cui tutto è partito (tipico della Val di Fiemme in Trentino e dei boschi del Tarvisiano). Legname che «ha particolari caratteristiche acustiche, forse dovute alle cosiddette maschiature, delle anomalie negli anelli di accrescimento, anelli che in alcuni casi possono presentare delle zigrinature che si propagano dalla periferia al centro del tronco. I liutai e gli abitanti del posto lo chiamano maschio perché i pezzi di tronco (toppi) che avevano queste caratteristiche, quando venivano mandati a valle lungo le vie a zig-zag tracciate sul fianco della montagna, urtavano sugli spigoli del tracciato per cambiare direzione ed emettevano un suono più forte degli altri, quindi un suono maschio, da lì il nome maschiature» spiega Fazioli. Un legno da cui dipende la tavola armonica, «la sottile anima del pianoforte» che ne «caratterizza il timbro, la qualità generale, ne crea la voce» spiega l'ingegnere e pianista. Completa il volume l'ultima sezione con le interviste (sempre a cura di Sandro Cappelletto) a due pianisti che hanno sposato il pianoforte Fazioli, Maurizio Baglini e Angela Hewitt.

Ultimo aggiornamento: 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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