Mafia, due appartamenti sotto sequestro a Piancavallo, lo Stato non paga

Giovedì 20 Dicembre 2018 di Lorenzo Padovan
Mafia, due appartamenti sotto sequestro a Piancavallo, lo Stato non paga
AVIANO - Proprio nelle ore in cui si apprende delle pesanti infiltrazioni camorristiche dei Casalesi nel territorio del Friuli Venezia Giulia, arriva da Piancavallo una storia che deve far riflettere sui tempi della giustizia italiana. Anche in questo caso, al centro della vicenda c'è la presenza di un'organizzazione criminale - la siciliana Cosa nostra -, che è stata smantellata grazie a lunghe e articolate indagini. Che hanno, tuttavia, lasciato alle loro spalle pesanti strascichi in termini di inutilizzo degli immobili coinvolti nell'inchiesta. Problematiche e disagi che ricadono su alcuni ignari e innocenti cittadini che stanno ora pagando il prezzo di quell'azione penale. «Nel 2010, nell'operazione Iblis, sono stati messi sotto sequestro due appartamenti a Piancavallo nel condominio La Vetta - fa sapere Lorenzo Fonda, consigliere delegato dai condomini a rendere pubblica la tribolata vicenda -: gli i mmobili facevano parte di un sequestro di ben 100 fabbricati e 400 appezzamenti di terreni in tutta Italia». Secondo quanto riferisce il proprietario di uno degli altri appartamenti situati in Piancavallo, ad Aviano all'epoca fece la medesima fine addirittura un intero condominio, che è ancora chiuso e inutilizzabile. «Fino al sequestro degli appartamenti di Piancavallo (ora definitivamente confiscati ndr) - puntualizza Fonda rispetto alla situazione degli immobili situati in quota nella stazione turistica - tutto era regolare, con pagamenti e spese varie sempre puntualmente onorate dai legittimi proprietari. Da quella fatidica data, invece, i condomini hanno sempre anticipato e pagato per il nostro bravo Stato. Ora, dopo 8 anni, ci sentiamo continuamente dire, da un curatore siciliano, che non ha soldi a disposizione perché proprio lo Stato non salda le sue richieste».
IL PARADOSSOAltro paradosso: il condominio avrebbe bisogno di manutenzioni, ma per farle servono millesimi di maggioranza, che mancano sempre nelle assemblee per l'assenza del curatore che rappresenta i due appartamenti sequestrati. Senza parlare del contributo alle spese che dovrebbe essere a carico del bene a cui sono stati posti i sigilli. 
L'APPELLO«Lo Stato parla di fare soldi con le dismissioni - accusa Fonda, che ha scelto la stampa per lanciare il suo appello, perché i condomini si sentono prigionieri della situazione e non sanno come uscire dall'impasse -, i politici si riempiono la bocca di utilizzo dei beni sequestrati alla Mafia, ma intanto il condominio degrada e noi proprietari paghiamo, oltre alle tasse e alle spese per il nostro, anche quelle per coloro che hanno prodotto danni al nostro Paese e che fanno e continueranno a generarli in barba a tutti noi».
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Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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