Il Friuli invaso da un esercito di pensionati: serviranno 70mila lavoratori per non far saltare il sistema

Domenica 23 Aprile 2023 di M.A.
Pensionati

La popolazione che invecchia, il Friuli Venezia Giulia sempre più con i capelli bianchi. Un problema che non si vede soltanto nel mondo della scuola oppure nei piccoli comuni alle prese con lo spopolamento e con le zero nascite. È un dilemma bello grosso anche per quanto riguarda il lavoro, dal momento che nei prossimi cinque anni il 12 per cento dei cittadini occupati nelle varie attività lascerà il lavoro per abbracciare la pensione. Si aprirà così una voragine occupazionale, acuita dalla difficoltà crescente nella ricerca di personale, soprattutto in alcuni settori produttivi e del terziario. A certificare la crisi è il report settimanale della Cgia di Mestre, che con il suo ufficio studi ha tracciato una previsione credibile per il prossimo quinquennio. 


IL QUADRO


Tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia richiederà 91.500 addetti: di cui 65.000 (pari al 71 per cento del totale) in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione e 26.500 nuovi ingressi (il 29 per cento del totale) legati alla crescita economica prevista in questo quinquennio.

A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni il 12 per cento circa dei lavoratori del Friuli Venezia Giulia lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. La maggior parte delle entrate necessarie, quindi, sarà assorbita immediatamente dai posti lasciati vacanti dall’esercito di futuri pensionati. 


COSA SUCCEDERÀ


Tra le regioni del Nordest, nel prossimo quinquennio l’incidenza più elevata di coloro che si recheranno in pensione sul totale del fabbisogno occupazionale si verificherà nel settore dell’agricoltura (96,9 per cento). Seguono l’industria (85,1 per cento) e i servizi (65,8 per cento). Nel comparto manifatturiero, ad esempio, a subire l’esodo verso la pensione più significativo sarà l’industria del mobile (98,9 per cento), quella della carta (98,2) e quella del tessile-abbigliamento (94,7 per cento). Al netto delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari e assicurativi che nel Nordest avranno un’occupazione aggiuntiva addirittura negativa che farà schizzare all’insù l’incidenza - 500 per cento nel primo caso e del 104,3 per cento nel secondo - entro il 2027 nel comparto dei servizi i più investiti dall’esodo saranno il settore dei servizi generali della Pubblica amministrazione (93,3 per cento), il commercio (86,5 per cento) e l’istruzione e i servizi formativi (82,7 per cento). Insomma, nei prossimi anni i principali settori del nostro made in Italy rischiano di non poter più contare su una quota importante di maestranze di qualità e di elevata esperienza. 


COLLO DI BOTTIGLIA


Il progressivo invecchiamento della popolazione del Fvg sta provocando un grosso problema al mondo produttivo. Da tempo, ormai, gli imprenditori denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e/o figure professionali di basso profilo. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcuni territori si sono create tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono “coperti” dagli stranieri. Una situazione che nei prossimi anni è destinata a peggiorare: in primo luogo, come dicevamo, per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà che abbiamo a incrociare la domanda e l’offerta di lavoro. 

Ultimo aggiornamento: 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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