Pasolini, quei dubbi sull'omicidio e la scoperta di i tre profili genetici sconosciuti

Venerdì 30 Ottobre 2020
Pasolini, quei dubbi sull'omicidio e la scoperta di i tre profili genetici sconosciuti
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«Sono trascorsi 45 anni dal delitto ma abbiamo delle prove che possono resistere anche al trascorrere del tempo. Oggi sappiamo che Pier Paolo Pasolini non venne ucciso soltanto o forse nemmeno da Pino Pelosi, cioè da colui che la Giustizia aveva indicato come l'unico responsabile dell'omicidio. È necessario quindi sgombrare il campo dai tanti dubbi che ancora gravano su questa complessa e tragica vicenda».

Così l'avvocato Stefano Maccioni legale dei familiari dello scrittore-regista che fu ucciso nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975 all'Idroscalo di Ostia chiedendo di riaprire le indagini. 

L'attenzione, secondo il legale, va puntata sui tre profili genetici individuati su una serie di reperti e rimasti ignoti. «Perché quindi avendo la possibilità di individuare gli esecutori materiali del delitto non ci si è attivati - spiega Maccioni in una nota - nel continuare a fare una valutazione estesa dei Dna come richiesto reiteratamente? Alla luce della relazione finale del Ris abbiamo chiesto un parere 'pro-veritatè alla genetista forense Marina Baldi. La specialista, riprendendo quanto sostenuto dal Ris, afferma che  sul reperto 7, maglia di lana a maniche lunghe, ci sono altri due  Dna, di cui quello del 'secondo soggetto ignotò è misto al codice genetico di Pasolini ed è stato riscontrato anche su altri reperti ma quello appartenente al terzo soggetto ignoto è un profilo singolo, estrapolato da una traccia verosimilmente ematica. Quindi c'è l'impronta biologica di qualcuno che, nel momento in cui c'è stato il contatto con la vittima, era ferito, con ferita recente perché perdeva sangue».

 La genetista ha quindi «attestato che sulla scena del crimine - prosegue Maccioni - nel momento in cui veniva ucciso Pasolini sicuramente era presente anche una terza persona di cui abbiamo il profilo biologico. Su tale presupposto avevo richiesto all'allora procuratore Pignatone e al pm Francesco Minisci di procedere alla riapertura delle indagini al fine di individuare a chi appartenesse il profilo biologico di ignoto 3, oltre che ovviamente quello degli altri Dna rimasti allo stato ignoti. Riteniamo che la Procura avrebbe potuto indagare nell'ambito della criminalità romana dell'epoca, considerando soprattutto coloro che gravitavano intorno alla neonascente Banda della Magliana».

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