Partite Iva sotto attacco, duemila artigiani pordenonesi rischiano di chiudere bottega

Domenica 19 Gennaio 2020 di Marco Agrusti
Gli artigiani della provincia di Pordenone temono forti ripercussioni nel 2020

PORDENONE - In provincia di Pordenone ci sono circa 7.500 artigiani, di cui 3.500 fanno parte della Confartigianato. E il 60-70 per cento del totale vive giorni di paura a causa delle norme inserite nella Manovra 2020 del governo: l’incubo si chiama regime forfettario, e in particolare a incutere timore è la regola che sostanzialmente fa un tutt’uno tra il reddito da attività autonoma e quello extra, sia esso proveniente da un rapporto da dipendente o da un trattamento previdenziale. In sostanza, secondo il nuovo regime, il regime di tassazione forfettaria, che oggi permette ai medi titolari di partite Iva di sopravvivere con la propria attività, non si applicherà se il cumulo dei redditi supererà i 65mila euro l’anno. Tradotto, una mazzata in grado di piegare la resistenza di chi invece contava nell’estensione del regime forfettario almeno sino a 100mila euro, oppure allo scorporo del reddito cumulato dal computo totale. 

IL CONTEGGIO
Se un artigiano o il titolare di una piccola e media impresa con partita Iva avrà superato il limite dei 65mila euro, non potrà più usufruire del regime forfettario e vedrà impennarsi le tasse da pagare, sino a una quota che si aggira attorno alla metà del ricavo. Idraulici, elettricisti, artigiani che costituiscono l’asse portante dell’economia provinciale. «Il 60-70 per cento dei 7.500 artigiani della nostra provincia - ha spiegato il presidente della Confcommercio di Pordenone, Silvano Pascolo - rientrerà nella categoria a rischio». E circa 2mila, secondo le stime dell’associazione di categoria, saranno in bilico tra la continuazione dell’attività e la chiusura della partita Iva, e di conseguenza la perdita del lavoro. 

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IL NODO
La quota da lavoro dipendente o da pensione non dovrà superare i 30mila euro l’anno, altrimenti scatterà il regime fiscale successivo. Di conseguenza, il ricavo non dovrà superare i 65mila euro. A rischiare di essere colpiti dall’aggravio saranno anche i pensionati che proseguono la loro attività artigianale, e il pensiero va a chi negli anni ha fondato, mantenuto e portato avanti una piccola impresa dedicata - ad esempio - a lavori di qualità nelle case o nelle aziende. 



Le richieste della galassia delle partite Iva erano chiare: mantenimento del regime forfettario senza introdurre la clausola del cumulo dei redditi per determinare il ricavo o addirittura l’estensione della “flat” sino al tetto dei 100mila euro.

Ma le promesse al momento sembrano non essere state esaudite. Da qui nasce l’allarme, che in provincia di Pordenone viene amplificato da una realtà strutturata a partire da piccole e medie imprese di natura semi-familiare. A livello nazionale è anche nato un gruppo - per ora attivo solo su Facebook - che invita le partite Iva a fare squadra. Molti pordenonesi vi partecipano, nella speranza di non dover uscirne a causa della chiusura della propria attività.

Ultimo aggiornamento: 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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