Ospedale in affanno, in Pediatria la caposala costretta a lavorare 13 ore di fila

Martedì 29 Marzo 2022 di Alberto Comisso
L'ospedale di San Vito

Il reparto di pediatria dell’ospedale civile di San Vito sta affrontando un’emergenza dal punto di vista del personale.
Tanto che venerdì, tra operatori sanitari andati in quiescenza e mai sostituiti, in malattia o in gravidanza oltre alle croniche assenza che si registrano in corsia, è stata la caposala, non potendo contare su altre forze, a garantire il servizio svolgendo la funzione di infermiera.

Un turno di 13 ore quando per legge, come ricorda Bruno Romano, segretario provinciale della Uil Fpl, il dipendente non può superare le 12 ore di fila. Una situazione per la quale il sindacato ha chiesto al direttore generale dell’Asfo, Joseph Polimeni, un tempestivo cambio di rotta. E di «ristabilire un equo numero di personale, di permettere alle dipendenti la prosecuzione del lavoro in massima sicurezza e una corretta distribuzione dei carichi di lavoro oltre ad una turnazione che garantisca le tutele di legge».


ORGANICO BALLERINO

Come ha scritto Romano a Polimeni «attualmente il personale del comparto assegnato alla pediatria dell’ospedale di San Vito al Tagliamento è formato da 14 infermiere, di cui una assunta con un contatto part-time a 30 ore, un part-time a 24, una sospesa, un’infermiera con limitazioni rientrata da una malattia di sei mesi ed ora in affiancamento e una in stato di gravidanza». Ci sono poi tre puericultrici, di cui una con limitazioni e una esonerata dalle notti che svolge le mansioni di oss. Due operatrici socio sanitarie sono assegnate al punto nido, punto mamma, di cui una in affiancamento. «Risulta in organico - segnala Bruno Romano - una sola oss con esonero dalle notti, una ausiliaria prima in infortunio e poi sospesa e una oss assegnata al nido, assente per gravidanza».


SOTTO STRESS

Secondo il sindacalista della Uil «questa grave mancanza di operatori della sanità grava sul personale regolarmente in turno, che non sta godendo di ferie dallo scorso agosto, mettendo così a rischio non solo l’assistenza degli assistiti ma la stessa sicurezza degli operatori. I turni prevedono nel reparto di pediatria la presenza, durante la mattina e il pomeriggio, di una infermiera/infermiera pediatrica e una oss mentre al nido sono previsti due operatori di cui una infermiera/infermiera pediatrica e un altro operatore a supporto: una oss, puericultrice, infermiera/infermiera pediatrica».


NOTTI DIFFICILI

Romano evidenzia, inoltre, come «durante le notti in pediatria è in servizio una sola infermiera poiché non è stata mai prevista la figura di supporto notturna, pur essendoci un aggravio di lavoro conseguente all’emergenza Covid-19 e le consulenze provenienti dal pronto soccorso. Al nido, durante la notte, prestano servizio una oss/puericultrice e una infermiera. Di fatto in pediatria il turno della mattina e del pomeriggio è coperto solo da un’infermiera e in maniera saltuaria da una oss, a causa della mancanza di operatori in organico. Al nido vengono comunque garantite le due figure necessarie, facendo rientrare altri operatori rinunciando al riposo. Questo stato emergenziale, dovuto all’ormai cronica carenza di personale, ha causato un aumento delle ore di lavoro in carico a tutti i profili professionali - denuncia il sindacalista della Uil - con ferie non godute e recuperi ore fuori dall’ordinario: in media 250 ore di recupero e 50 giorni di ferie non godute. La carenza di personale e i turni così fatti ledono i diritti fondamentali dei lavoratori e sta procurando un notevole disagio psicofisico negli operatori»

Ultimo aggiornamento: 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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