Il virus toglie il respiro al pronto soccorso: in provincia 350 positivi

Venerdì 23 Ottobre 2020 di Davide Lisetto
Pronto soccorso e reparti ospedalieri in affanno

PORDENONE Il virus continua a correre e ci si avvia verso una possibile nuova situazione da allarme rosso. La pressione sugli ospedali sta aumentando nonostante Azienda sanitaria e Dipartimento di prevenzione, nelle ultime settimane, abbiamo cercato di incrementare le cure sul territorio e a domicilio. A ieri i positivi nel Friuli occidentale erano oltre 350. Quasi 1.100 le persone in isolamento fiduciario: in moltissimi casi la quarantena avviene tra le mura familiari con le difficoltà e i rischi conseguenti. Si attende l’utilizzo dell’ex casa dei Comboniani in via San Daniele a Pordenone individuata dall’Asfo come “albergo sanitario” per quelle persone che hanno effettive difficoltà nel trascorre la quarantena a casa. Il bando è in preparazione ma i tempi per l’apertura del centro potrebbero non essere brevissimi. Anche i ricoveri, seppure con numeri ancora gestibili, sul territorio stanno aumentando: una quindicina i pazienti nella Pneumologia di Pordenone dove si stanno allestendo anche 10 letti di terapia sub-intensiva. Ma in questa fase a essere maggiormente in affanno sono i Pronto soccorso dei diversi ospedali. È lì ora il vero “fronte” della lotta alla seconda ondata Covid, come per altro era già avvenuto nella primavera scorsa. Se però per le Terapie intensive (ieri, per altro, il numero di posti occupati è sceso a 14 unità) durante l’estate c’è stato un piano di potenziamento e per i reparti da attivare al Santa Maria degli Angeli esiste un piano che procede per gradi nell’attivazione dei posti-letto Covid per i Pronto soccorso la situazione è praticamente identica alla scorsa primavera. Per questo proprio i Pronto soccorso rischiano, in questa fase, di essere l’anello debole della catena della guerra al contagio.
TEMPI PIÙ LUNGHI
Al momento la difficoltà non è tanto in un incremento nel numero di accessi, ma nella necessità di attivare un percorso molto più lungo per ciascun paziente che necessita di ricovero.

Se prima la procedura dei controlli e degli accertamenti poteva richiedere in media circa mezz’ora adesso sono necessarie almeno due ore per ciascun paziente. Che in certi casi, in particolare per i Pronto soccorso decentrati di Spilimbergo e San Vito, in ore serali quando vi è la necessità di eseguire un tampone pre-ricovero può allungarsi anche a otto, dieci ore. La provetta infatti deve essere portata nei laboratori dell’ospedale di Pordenone per essere “processata” e l’esito deve ritornare al mittente. Un tempo durante il quale il paziente deve essere mantenuto al Pronto soccorso e non può essere trasferito in reparto proprio perché in attesa dell’esito del test. Una situazione che allunga i tempi e crea disagi per pazienti e anche per operatori. E, come sottolineato più volte dal sindacato degli addetti sanitari, nonostante le promesse dei piani nazionali e regionali i Pronti soccorso non rimasti con zero addetti in più rispetto al marzo scorso. E con poco personale e con le difficoltà logistiche (i vecchi problemi di spazi nell’area emergenza dell’ospedale cittadino, ma anche a San Vito vi è una situazione difficile) la battaglia rispetto alla curva dei contagi diventa davvero complicata. E, a sentire le rappresentanze degli operatori, la preoccupazione è molta rispetto all’arrivo del freddo e dunque anche delle influenze stagionali che tradizionalmente costituiscono un “ingolfamento” nell’accoglienza ospedaliera. E nemmeno sul fronte influenza non mancano i problemi: molti medici di famiglia hanno esaurito le scorte di vaccino e pare che i tempi per i rifornimenti non siano brevi.

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