Il verdetto dell'ospedale: le 27 fontane restano chiuse ancora un anno

Sabato 15 Febbraio 2020 di Marco Agrusti
Una fontana con l'acqua non potabile a Borgomeduna

PORDENONE - Niente da fare, nonostante le speranze nutrite per più di dodici mesi dal Comune e soprattutto dai residenti, abituati da una vita a rifornirsi di acqua potabile alle fonti pubbliche. Il verdetto dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale è una doccia fredda: le 27 fontane cittadine che a fine 2018 erano state “sigillate” con ordinanza rimarranno chiuse. E il provvedimento del Comune, che arriverà a breve, avrà almeno una valenza annuale, a meno che non si decida di procedere a nuove analisi in anticipo rispetto alla solita cadenza, che prevede campionamenti e prelievi ogni dodici mesi. 
I RISULTATI
Ci sono una buona notizie e una cattiva notizia. Quella buona è relativa ai risultati ottenuti dall’Azienda sanitaria a valle dei test effettuati sui campioni d’acqua provenienti dalle fontane della città: gli inquinanti sono in calo rispetto all’indagine precedente. Si parla più che altro di metaboliti dell’atrazina, una sostanza usata in agricoltura soprattutto negli anni ‘80 e ‘90 ma che ancora oggi risulta essere presente nelle porzioni più superficiali delle falde acquifere. I valori rinvenuti dall’Azienda sanitaria in fase di analisi dei campioni prelevati non preoccupano come a fine 2018, ma la motivazione alla base dell’estensione del divieto di bere dalle fontane è insita in un rischio: alla prima pioggia forte, in grado cioè di “rimescolare” l’acqua di falda, gli inquinanti potrebbero riaffiorare e sforare nuovamente i limiti. Si tratta quindi di una decisione votata alla precauzione: tecnicamente - è quanto emerge dalle fonti ufficiali dell’Azienda sanitaria pordenonese - la gran parte delle fontane prese in esame sarebbe abilitata alla potabilità, ma non si vuole rischiare di dover emettere una nuova ordinanza di divieto al primo temporale. Per questo si sceglie di confermare il divieto di approvvigionamento anche per tutto il 2020. Un colpo basso per chi immaginava di poter tornare alle fonti storiche del capoluogo con in mano la tanica per “fare rifornimento”. Ora manca solo l’ultimo passaggio, che consisterà nella trasmissione dei dati definitivi al Comune, e in particolare all’assessorato retto da Stefania Boltin. Poi scatterà la nuova ordinanza. 
LA STORIA
L’ordinanza che vieta l’approvvigionamento è in vigore ormai da più di un anno, ma a causa del grande caldo in estate erano stati notati diversi residenti intenti a violare l’obbligo di non bere l’acqua definita inquinata.

Per questo in municipio era scattato l’allarme, ed erano partiti i controlli. Il Comune fa analizzare l’acqua delle fontane ogni dodici mesi, e per tornare a poter bere dalle vasche pubbliche serviva un nuovo test. Le fonti con acqua non potabile sono 27: la lista è stata pubblicata sul sito del Comune: a Vallenoncello non è stata dichiarata potabile l’acqua che sgorga da ben nove fontane, mentre in centro le fonti sotto la lente sono quattro. Lo stesso numero di fontane non eroga acqua potabile a Torre e a Borgomeduna. A Villanova le fontane inagibili sono due, mentre a Rorai solo una fonte non eroga acqua potabile. L’allarme è partito da Borgomeduna, ma la replica fornita dal Comune di Pordenone, e affidata all’assessore all’Ambiente Stefania Boltin, ha ampliato il raggio dell’analisi. Le indagini svolte dai tecnici incaricati dall’amministrazione comunale, infatti, hanno permesso di rilevare come gli agenti inquinanti fossero presenti non solo nella fontana fotografata dagli utenti che avevano segnalato il caso su Facebook, ma anche nell’acqua che sgorgava da altre 20 vasche della città.

Ultimo aggiornamento: 09:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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